Prosa
PRIMA PAGINA

Corridonia (MC), Teatro Vellu…

Corridonia (MC), Teatro Vellu…
Corridonia (MC), Teatro Velluti, “Prima Pagina” di Ben Hetch e Charles McArtur CINISMO, VITA E UMANITA' I fantasmi del giornalismo d'assalto, tutti insieme appassionatamente, popolano la scena di Prima Pagina. Cinismo, spregiudicatezza, la notizia a tutti i costi, la vita privata al servizio dello scoop, rappresentati con un sentire grottesco ed esasperato: al posto di Walter Matthau e Jack Lemmon ci sono Gianmarco Tognazzi (il reporter Hildy Johnson) e Bruno Armando (il direttore del giornale), ma la presa della storia sullo spettatore rimane la stessa. Sullo sfondo la critica alla pena di morte, con la possibile condanna di un uomo innocente, la corruzione di chi la giustizia dovrebbe applicarla, anziché scavalcarla per fini personali. Nella scena è il 1929, a Chicago, dentro il tribunale, ma in realtà potrebbe essere oggi. La ricostruzione filologica della rappresentazione, sulla base del testo originale, regala allo spettacolo una patina retrò, ma i temi da quasi un secolo di distanza arrivano intatti nella loro pressione psicologica. L'attenzione dello spettatore corre al parallelo tra schermo e palcoscenico, ma vince il palcoscenico, che lo catapulta in modo più immediato dentro la storia. Il ritmo non scende un attimo, la recitazione incalzante ed ironica, i personaggi racchiusi in una scenografia solida ed avvolgente. Tutti i giornalisti aspettano all'interno della sala stampa del tribunale l'esecuzione di un anarchico, condannato con una falsa accusa di omicidio. Tra sotterfugi e colpi di scena, Hildy Johnson, che sta per sposarsi e diventare un pubblicitario, va a realizzare il suo ultimo servizio. Il condannato in fuga cade tra le sue grinfie, sfugge alle insidie della polizia corrotta e inizia un nuovo cammino, come il reporter cinico, grazie all'amore. Il vocione incalzante del direttore, la frenesia della fuga, i vivacissimi guizzi ironici caratterizzano il succedersi delle scene, che scivolano via nello scorrere della storia, legate dal filo del telefono che collega ambienti, vicende e personaggi. Alla fine, il grottesco, la risata e l'ironia non spezzano il giudizio di condanna che traspare dal testo, per un mondo che vorremmo non esistesse più. Visto a Corridonia (MC), Teatro Velluti, il 17/11/2007 Monia Orazi
Visto il
al Puccini di Firenze (FI)