Siamo nell'anno ebraico 1704, 63 anni fa, e nel magazzino del campo di sterminio di Maidanek appena liberato. Va in scena un processo voluto dall'ebrea Elga Firsch, che prima di essere internata otto mesi prima faceva l'attrice a Francoforte; un processo particolare che ha dal punto di vista della protagonista un solo imputato (D-o), ma dal punto di fatto due imputati (D-o e il'SS Sharfuhrer Rudolf W. Reinhard).
Cinque i capi d'accusa contro l'Altissimo: schiavitù, sterminio, tradimento, tratta, ed annientamento dell'umanità. Per ciascun capo d'accusa prove precise, dettagliate ed un avvocato d'ufficio (il Rabbino di Francoforte Nachman Biederman) spessoin difficoltà a svolgere il proprio compito. Un grande dilemma: assolvere D-o e condannare l'SS o condannare D-o assolvendo implicitamente l'SS? Alla fine quale sarà il giudizio? probabilmente quello che ciascuno degli spettatori vorrà dare, o forse non verrà mai perchè gli ebrei, così come tutto il genere umano, sta mettendo sotto processo l'Eterno da sempre, e continuerà a farlo.
Marco Cacciola è perfettamente calato nella parte dell'SS Sharfuhrer, con una freddezza straordinaria; una caratteristica che in alcuni momenti viene meno alla protagonista Ottavia Piccolo che non sembra riuscire sempre, nei momenti in cui sta a margine della scena, a mascherare l'emozione che suscita in ciascuno il ricordo dell'epoca più nera della storia recente; pur annullandosi nel personaggio ed esprimendosi al massimo quando viene chiamata ad esprimersi.
Tuttavia, questa non è un opera che possa essere vista solo per vedere del buon teatro ed assaporare la bravura degli attori.. Chi va a vedere quest'opera va per riflettere, ed il testo aiuta moltissimo a fare questo. Uno spettacoloche attribuisce un ruolo di primo piano all'allegoria dell'umanità che di fronte alle atrocità più grandi sente il bisogno di trovare un colpevole che possa anche manlevare da quanto succede l'umanità stessa; un testo che fa trasparire chiaramente la difficoltà dell'uomo a conservare le proprie certezze di fronte ad orrori di proporzioni gigantesche che fino a poco prima sembravano impossibili.
Gli applausi copiosi quando il sipario è calato al termine del processo hanno certamente mostrato come il pubblico di Genova, città che ben ricorda gli orrori nazifascisti che trovarono spazio nella Casa dello Studente, abbia apprezzato questo ulteriore tassesso che si va ad incastonare nel grande puzzle di eventi voluti per "la giornata della memoria", la profondità del testo e la bravura degli attori. Sicuramente 4 giorni in cartellone a Genova non sono molti; l'invito per chi non riuscisse a vederlo nel capoluogo ligure, è di seguirlo nelle repliche che vi saranno in altre città italiane.
Visto il
al
Ariosto
di Reggio Emilia
(RE)