PROCESSO PER L'OMBRA DI UN ASINO

Forse meno noti dei suoi test…

Forse meno noti dei suoi test…
Forse meno noti dei suoi testi teatrali (ma si trovano in libreria, pubblicati da Einaudi) i radiodrammi (o, come si diceva negli anni cinquanta, "teatro per ciechi") di Dürrenmatt rientrano a pieno titolo in quel teatro caustico che impiegava il grimaldello del grottesco per affrontare i problemi della società contemporanea svizzera smascherandone efficacemente il perbenismo. Testi come La visita della signora (dal quale è stato tratto anche un film con Ingrid Bergman) sono momenti imprescindibili del teatro del novecento. I radiodrammi (forma teatrale nata attorno alla fine degli anni '20 del secolo scorso, molto amata dalla cultura di lingua tedesca) sono una sorta di teatro leggero (leggero nel senso di riuscire a fare a meno di scena e scenografie) nelle quali l'azione e i personaggi sono evocati solo uditivamente liberando il suo autore dalle contingenze scenografiche (e produttive). Processo per l'ombra di un asino racconta le vicende dell'asinaio Antrace, della città di Abdera, in mezzo alle paludi deserte della Tracia, tra rane gracidanti e spazi assolati, che, affittato il suo asino al dentista Stutrione, pretende un secondo pagamento quando questi si mette a riposare all'ombra della bestia. Ne nasce un alterco portato in tribunale che presto vede schierarsi opinione pubblica e i magistrati e le personalità cittadine chi per l'asinaio chi per il dentista. Messi di mezzo due avvocati (che fiutano la causa giusta) tra mozioni di solidarietà, coinvolgimento anche di opposte fedi religiose, la disputa coinvolge l'intera città, scatenando una vera e propria guerra civile che si conclude con la distruzione di Abdera e con il linciaggio da parte di tutti del ciuco, che, prima di essere scuoiato, domanda al pubblico chi sia stato il vero asino in tutta quella storia. Non tragga in inganno la trama. Dürrenmatt non usa l'ambientazione greca e i personaggi pittoreschi (numerosissimi) per fare della bassa satira. Tutto è molto preciso, la psicologia dei personaggi, la mentalità greca, le notazioni sociologiche e politiche sono tutte pertinenti all'epoca in cui la storia è ambientata. E più entriamo nelle logiche di palazzo di allora più lo spettatore (l'ascoltatore) si rende conto di come, ieri come oggi, la gente sia facilmente suggestionabile per le questioni più assurde e di come l'ambizione personale dia adito alle più ipocrite petizioni di principio. Dürrenmatt impiega al meglio il mezzo radiofonico usando degli a parte (considerazioni fatte sempre a favore degli ascoltatori che non hanno l'ausilio della parte visiva) per introdurre personaggi, spiegare e riassumere elementi della trama (intricatissima) senza lasciarsi scappare l'occasione di fare della sana ironia... Come trasferire sulla scena ...visiva di un canonico teatro quest'opera pensata per lo spazio ideale della parola udita ? La compagnia DoveComeQuando, fondata nel 2004 da alcuni studenti dell’università Luiss di Roma, ha avuto la felice idea di contestualizzare il radiodramma all'interno di una cornice narrativa altra. Un gruppo di amici si incontra in un magazzino dove, ispirati da un oggetto (un lenzuolo), e dalle associazioni mentali da esso suggerite, improvvisano un racconto che prende forma di una recita sotto gli occhi dello spettatore, tra oggetti di scena improvvisati (quelli del magazzino in cui gli amici si sono incontrati) e personaggi che nascono all'impronta. Un'idea semplice e brillante, elegante ed efficace grazie alla quale la trasposizione trova una giustificazione squisitamente metateatrale e le specificità del radiodramma mantengono una loro ragione anche sulla scena concreta di un teatro. Non tutto è perfetto nella messa in scena. Nella seconda parte qualche lungaggine e qualche ripetizione rallentano il ritmo della storia, smorzandone la vivacità, (d'altronde, come "accorciare" Dürrenmatt?). La recitazione degli attori (e delle attrici) della compagnia non è sempre precisa e pulita (nei dialoghi e nei movimenti) e quello che forse manca di più ai giovani teatranti è una presenza scenica forte che dia più autorità al loro trovarsi sul palco (qualche esitazione di meno e una maggiore prontezza avrebbero giovato all'intera messa in scena) ma lo spettacolo è godibile, il testo apprezzabilissimo e l'aria da compagnia amatoriale alla fine giova all'intera messa in scena. Bisogna comunque riconoscere alla compagnia di giovani la capacità di montare uno spettacolo con scarsissimi mezzi finanziari con dei risultati più che soddisfacenti. Ci si rammarica solo che, come sempre più spesso accade per queste produzioni piccole, lo spettacolo sia rimasto in scena solo pochi giorni. Roma, teatro dell'Orologio Sala Orfeo dal 6 al'11 gennaio 2009
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