Amori e intrighi sulle rive del Tevere e la difesa di un seduttore da parte del celebre oratore politico del mondo romano, in uno spettacolo scritto e diretto da Piero Nuti, dal Pro Caelio di Cicerone.
Amori e intrighi sulle rive del Tevere e la difesa di un seduttore da parte del celebre oratore politico del mondo romano, in uno spettacolo scritto e diretto da Piero Nuti, dal Pro Caelio di Cicerone: un testo vivace e giovane, che viene riproposto al pubblico torinese, e sarà in cartellone nel mese di luglio a Bene Vagienna, all’interno del festival Ferie d’Augusto.
I fatti raccontati sono antichissimi ma lo spirito in essi contenuto e le parole con cui sono comunicati toccano direttamente la sensibilità contemporanea.
Uno spettacolo in cui l’attore e regista Piero Nuti incarna in maniera convincente Cicerone, il quale difende il Marco Celio Rufo (Elia Tedesco, che mostra in scena una contenuta spavalderia), suo allievo ed amico, da una serie di pesanti accuse, lesive soprattutto della reputazione. Alla trattazione strettamente giuridica del fatto, introdotta dall’arringa fortemente accusatoria di Lucio Atratino (un veemente e vigoroso Luciano Caratto), Cicerone contrappone un’atmosfera ludica (l’orazione si svolge in un giorno di festa, all’apertura dei ludi Megalenses), facendo largo uso dell’ironia (quel delectare che è la chiave della poetica ciceroniana, n.d.r.), impiegata soprattutto nelle deposizioni di alcuni testimoni chiamati a difesa dell’accusato (a giocare sul ruolo dell’istrione è lo stesso Elia Tedesco, che smette temporaneamente i panni dell’imputato per indossare di volta in volta, quelli di alcuni testimoni a suo discarico, semplicemente indossando maschere da commedia dell’arte),
Cicerone imprime alla parola un potere capace di vincere la verità, facendo scadere nel ridicolo, tutte le accuse, e in particolare quelle riguardanti l’omicidio di Dione di Alessandria e il tentativo di avvelenamento di Clodia (Barbara Cinquatti), matrona romana dipinta da Cicerone – tramite allusioni e giochi di parole – come una donna dai facili costumi, che avrebbe traviato il giovane Celio. A vigilare sull’andamento del “processo”, un pretore romano, interpretato da Giuseppe Serra.
Dal testo emerge un quadro attendibile delle relazioni, politiche e sociali a Roma, durante la metà del I secolo a.C. con ripetuti rimandi alla congiura di Catilina o alle opere pubbliche realizzate in quel periodo da Appio Claudio, fratello di Clodia.