Lirica
THE PRODIGAL SON

Il figliol prodigo all'Aracoeli

Il figliol prodigo all'Aracoeli

Finale di stagione del Teatro dell’Opera di Roma, dopo il successo di “Curlew River” del 2013, ancora una volta nella Basilica dell’Ara Coeli sul colle del Campidoglio a Roma, con Mario Martone che firma la regia di “The prodigal son”, terza parte della trilogia “Parables for church performance” di Benjamin Britten. La vicenda è quella notissima del figlio che, sedotto da tentazioni e desideri a lungo repressi, abbandona la quiete un po’ noiosa della famiglia e del lavoro per dilapidare la sua parte di patrimonio alla ricerca del piacere. Quando, poverissimo, torna a casa e chiede perdono al padre, questi fa uccidere il vitello grasso e convince anche il riluttante fratello maggiore a riaccogliere in famiglia il giovane pentito. L’azione drammaturgica e musicale è condizionata dallo spazio della navata della Basilica barocca: la famiglia, la casa e le certezze vengono collocate nel presbiterio, sotto l’altare maggiore. Nel lato opposto, dietro un pesante sipario rosso si trovano le tentazioni, i vizi e le passioni che perderanno il protagonista. La scena si svolge tra questi due poli, il coro dei monaci in cupi costumi che ricordano gli stilemi del teatro No giapponese, apre la parabola con un suggestivo gregoriano, poi l’azione della tentazione, dei cedimenti , della tragedia del fallimento è invece sottolineata da un canto talvolta al limite del declamato in cui l’incertezza dell’approdo tonale accentua la tensione narrativa. Dopo il perdono della famiglia si ripropone il coro dei monaci che realizza nella musica gregoriana, quel riposo della mente e dell’anima che era stato sospeso durante il dramma.

L’organico musicale è quello essenziale delle opere da camera di Britten, composto in questo caso da solisti dell’Orchestra del Teatro dell’Opera  diretti efficacemente da James Conlon, con il suggestivo apporto del coro maschile e dei giovani allievi della Scuola di Canto Corale del Teatro dell’Opera di Roma. Tra i cantanti, tutti adeguati al loro difficile ruolo, va sottolineata la prestazione di Matthew O’Neil nel duplice ruolo del Tentatore e dell’Abate. Anche stavolta la regia di Mario Martone ha fatto centro coniugando le suggestioni dell’ambiente barocco  con la musica scarna ed essenziale di Benjamin Britten.

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