Una storia PER Tenco
Il Teatro di Verdura continua a stupire il pubblico meneghino resistente alla canicola estiva con proposte teatrali sempre più interessanti. L’ultima piacevole sorpresa è “Quante vite avrei voluto” spettacolo liberamente ispirato a Luigi Tenco.
Il cantautore piemontese è il punto di partenza per una riflessione più ampia, un espediente per parlare d’altro.
Il racconto inizia il 27 gennaio del '67, giorno in cui Tenco si uccide sparandosi un colpo di pistola alla testa, a seguito dell'eliminazione dalla serata finale del Festival di San Remo.
Attraverso le prime pagine dei giornali dell'epoca, il regista Marco Mattolini mette in scena la vita e le riflessioni di un uomo qualunque, alle prese con l'evento che ha sconvolto la sua infanzia e che per sempre ha segnato, in modo indelebile, la sua visione del mondo.
Folgorante e impetuoso il succedersi del racconto e l’accavallarsi degli avvenimenti dei giorni, i mesi e gli anni successivi al tragico evento, con i particolari di una vita comune e ancora nelle orecchie la sua musica.
Le canzoni di Tenco più rappresentative -Ciao amore ciao, Angela, Mi sono innamorato di te?, Se stasera sono qui- sono le protagoniste incontrastate dello spettacolo, insieme a citazioni illustri di Guccini e Ruggeri. Gialuca Ferrato canta, a tratti quasi urla o sussurra, comunque interpreta magistralmente ogni singola parola dei testi e trasmette al suo pubblico il vigore, ma anche l’estrema dolcezza.
Gianluca Ferrato, si arrampica, salta, si accomoda sul grande piano nero sul palco e racconta la storia. L’unico oggetto in scena, infatti, è un enorme pianoforte che, con pochi cambiamenti, assume proporzioni diverse e si apre, si chiude, nasconde segreti, riflette vizi e ambizioni.
La recitazione è resa ancora più viva grazie anche all’interpretazione musicale del giovanissimo Marco Savatteri che suona il pianoforte.
La scenografia è fatta di immagini e suoni, non di oggetti. Minimalista, ma allo stesso tempo densa di simboli.
La piece è stata scritta da Piergiorgio Paterlini pensandola espressamente perchè fosse recitata da Gianluca Ferrato e l’attore rende onore a questo importante riconoscimento: l’interprete che calca la scena è un tutt’uno con il personaggio che interpreta. Non solo entrare nella parte, ma esserlo fino in fondo, sentirlo dentro e trasmettere queste sensazioni al pubblico in sala.
Quante vite avrebbe avuto Tenco se non fosse stato un suicida, quante ne avrebbe volute. Quante emozioni avrebbe potuto regalarci nelle sue canzoni, così vive e piene di amore.
Lo spettacolo non pretende di rispondere a queste domande, ma offre varie possibilità e diversi finali, lasciando che sia lo spettatore a scegliere.
Una storia forte e fiera che viene raccontata con maestria da un attore come pochi ce ne sono oggi, di quelli veri, che hanno studiato sul serio.
Milano Teatro di Verdura, 19 luglio 2007
Visto il
al
Gobetti
di Torino
(TO)