Cosa spinge uno spettatore ad entrare in un teatro e a scegliere una determinata rappresentazione? Magari una recensione positiva letta su un giornale, la notizia data in un telegiornale, l’amico che ha già visto lo spettacolo e ne è rimasto entusiasta, oppure, la semplice curiosità per una locandina teatrale accattivante.
In quanti, però, si sono mai chiesti come uno spettacolo viene costruito, perché l’attore decide di raccontare una certa storia, perché è stata scelta quella scenografia o musica; quanti s’interrogano veramente sul significato di una rappresentazione?
Augusto Corrieri, promettente artista che lavora tra l’Italia e l’Inghilterra, ha presentato un progetto coreografico a tappe, di tipo artistico, davanti ad un pubblico a cui viene attribuita la giusta importanza di elemento centrale: non può esistere uno spettacolo senza spettatori.
Quarter (for Anna Akhmatova) vuole mostrare al pubblico come viene scritto uno spettacolo, che l’autore divide in quattro momenti: il movimento, gli oggetti, la musica, le parole. Sarà lo spettatore che, mentalmente, dovrà unire le parti e ricostruire lo spettacolo; questo, tenendo ben presente che ogni momento è oggetto di studio, nulla nasce dal caso o, comunque, c’è sempre una tecnica che viene impiegata nella costruzione di un lavoro teatrale. Lo spettatore potrà, così, impiegare buona parte dei sensi per osservare la staticità degli oggetti, resi animati dal movimento dell’attore; il rumore dell’acqua versata sul pavimento e la stessa che “cammina” verso il fondo del palco; la musica e l’immobilità della scenografia; le parole, che possono non comunicare, che acquistano valore una volta uniti i quattro momenti, ma che da sole sono inchiostro su un foglio di carta; il movimento delle mani e del corpo, l’importanza della comunicazione silenziosa, non verbale.
Appendix: about dance indaga, invece, sui ruoli dello spettatore e dell’attore/danzatore. Corrieri ha voluto dimostrare che niente è improvvisato ma tutto è costruito. Coinvolgendo una spettatrice, le insegna dapprima una dolce melodia su cui il danzatore realizzerà la sua evoluzione, successivamente, sarà la stessa spettatrice ad imparare i movimenti e a realizzarli seguita dal canto dall’attore. Pubblico e interprete: due realtà che sono facce della stessa medaglia, che vivono in simbiosi, che sperimentano questa strana situazione in cui il pubblico non è statico, ma soggetto partecipe, che respira e vive appieno la scena.
L’intelligenza di rappresentare non un vero spettacolo ma lo studio di esso, in cui le capacità mentali del pubblico sono al centro dell’idea che non basta semplicemente sedersi su una sedia e osservare qualcosa o qualcuno, magari per passare un ora di spensieratezza; gli spettatori, con il loro intelletto, sono al centro del mondo, perché la capacità di creare un opera è direttamente proporzionale alla capacità di chi osserva di comprendere il valore e il significato di una rappresentazione, consapevoli del fatto di non essere soggetti passivi ma attivi.
Milano – Teatro della Contraddizione – 08/03/08
Visto il
al
della Contraddizione
di Milano
(MI)