La tournée di «Quelli del cabaret» ha girato l’Italia ma solo a Milano trova il suo pieno compimento. È nel capoluogo lombardo che i ricordi Cochi e Renato hanno una collocazione geografica più concreta, tra le osterie di Porta Romana, il Cab 64 e il Derby.
Così il meglio di più di 50 anni di carriera diventa la celebrazione dell’arte pienamente compiuta del duo più famoso. Fissi in mezzo al palco con qualche incertezza nella voce, i due protagonisti sono ancora contemporanei.
Cochi e Renato sono portatori sani di una comicità dissacrante che va volutamente controcorrente. Le loro freddure, i calembours, i nonsense sono sfuggiti al detoriarsi del tempo e hanno ancora la forza di trascinare il pubblico.
Ecco perché il repertorio cui diedero inizio alla loro carriera è ancora così attuale e gli spettatori non mancano di ricordarlo.
Ogni canzone, ogni sketch ha uno scopo del tutto ludico, per nulla educativo ma non per questo meno intelligente.
L’intreccio di teatro, comicità e musica che ci ricordano Cochi e Renato ha poi coinvolto personaggi come Enzo Jannacci, Dario Fo e Giorgio Gaber.
La coppia ha il merito di non abbandonare quell’arte con il loro intramontabile stile. Gli anni sono passati, sì, ma la tempra dissacratoria e scanzonata si è mantenuta.
La band Bravimabasta è tenuta a debita distanza dai due protagonisti, non viene neppure presentata ma segue ogni istante dello show senza perdere una nota.
Le due ore di spettacolo corrono veloci tra racconti e canzoni dal vivo per ricordare a tutti un pezzo di cultura popolare che non merita di essere declasato.