Prosa
QUESTO BUIO FEROCE

Grazie allo stretto sodalizio…

Grazie allo stretto sodalizio…
Grazie allo stretto sodalizio tra il direttore artistico Giorgio Albertazzi e l’autore-regista ligure, il più internazionale dei teatranti italiani contemporanei, la Compagnia Pippo Delbono torna all’Argentina per la terza volta in tre anni. Dopo Urlo e Il Silenzio, Delbono presenta Questo buio feroce, spettacolo che già dal titolo sembra proporre una sintesi tra la veemenza artaudiana della denuncia ad alta voce e il gemito soffocato degli umiliati e offesi: questi ultimi, infatti, vengono denudati ed esposti al pubblico, perché la muta malattia parli da sé, e rivolga un’implicita accusa. Accanto ai suoi attori “diversi” (il down Gianluca Ballaré, il poliomielitico Armando Cozzuto o il barbone Nelson Lariccia, oltre al fedelissimo Bobò, sordomuto microcefalo conosciuto da Delbono al manicomio di Aversa) l’autore pone i consueti personaggi-metafora vaganti per il palcoscenico, stavolta al servizio del tema della Malattia, appunto. Pre-testo per queste crude epifanie è un libro trovato casualmente da Delbono in Birmania: l’autobiografia di Harold Brodkey, scrittore americano morto di Aids. Lo stile è sempre lo stesso, sebbene qui forse si porti a conseguenze ancora più estreme l’espressionismo minimale già visto negli spettacoli precedenti (ovvero l’accostamento tra i toni esasperati della recitazione e dell’azione coreografica e la povertà della mise en scène): sul bianco asettico d’una scenografia che allude all’inumanità degli ospedali si staglia la parata felliniana dei miserabili vestiti a festa, che sfilano nei loro costumi sgargianti, quasi fieri della loro ostentata inferiorità. in scena al teatro Argentina di Roma dal 3 al 15 ottobre 2006
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