RADU LUPU IN CONCERTO CON L'ORCHESTRA DI PADOVA E DEL VENETO

Da Mozart a Strawinski

Da Mozart a Strawinski

Il 6369° concerto dell’Orchestra di Padova e del Veneto è un evento di assoluta importanza per la città del Santo e per la compagine stessa: si tratta infatti dell’inaugurazione della cinquantesima stagione concertistica. La cornice scelta per l’appuntamento non è il consueto spazio offerto dall’Auditorium del Conservatorio Pollini, bensì il palcoscenico del Teatro Verdi. Gli ospiti invitati ad esibirsi in quest’importante occasione sono due artisti di notorietà internazionale: il direttore Etienne Siebens e il pianista Radu Lupu. Se il primo vanta collaborazioni con numerose orchestre in tutto il pianeta, il secondo quasi non abbisogna di presentazioni: il solista rumeno si è imposto all’attenzione mondiale, già dalla fine degli anni sessanta del secolo scorso, per la vittoria di tre importanti concorsi, il Van Cliburn (1966), l’Enescu international (1967) e il Concorso di Leeds (1969) che gli hanno aperto le porte di tutte le istituzioni più rilevanti del pianeta. È la prima parte della serata ad attrarre particolarmente gli ascoltatori: il programma si apre con una rarità, il Concerto in Mi bemolle maggiore “Dumbarton Oaks” per orchestra da camera di Igor Strawinsky, e prosegue con il celeberrimo Concerto per pianoforte e orchestra n. 21 in Do maggiore K 467 di Wolfgang Amadeus Mozart. Il primo lavoro, di sapore neoclassico, nonostante l’aspetto leggero ha una struttura rigorosa, legata allo stile settecentesco. Il debutto risale all’8 maggio 1938 nella casa dei coniugi Bliss, a Dumbarton Oaks nel distretto di Washington, che commissionano l’opera per festeggiare il loro trentesimo anniversario. Il forte legame col passato è evidente anche nelle ridotte dimensioni dell’organico che si compone di un flauto, un clarinetto, un fagotto, due corni, tre violini, tre viole, due violoncelli e due contrabbassi. La medesima levità si trova in Mozart. Il concerto venne completato nel quadriennio compreso tra il 1783 e il 1787, uno dei periodi più intensi e fecondi nella breve parabola artistica dell’autore salisburghese, rinvigorito, nella vena creativa, dall’allontanamento dalle rigide norme della città natale. Il 12 marzo 1785 il pubblico poté ascoltare, per la prima volta, i tre movimenti decretandone un successo straordinario, come riporta lo stesso Mozart. Lupu si concede alcune arbitrarietà nell’esecuzione, con frequenti guizzi della mano sinistra abituata a guidare l’orchestra, che risultano pregevoli in virtù della forte e decisa personalità interpretativa. Nonostante qualche lieve imprecisione, in special modo durante l’allegro maestoso iniziale, si apprezzano la cura e l’attenzione poste nella valorizzazione delle agogiche e delle dinamiche. Dopo varie chiamate sul palco per l’entusiasmo del pubblico, il pianista concede un bis inaspettato: il secondo movimento, Andante, dalla Sonata per pianoforte n. 16 in Do maggiore K 545, denominata “semplice”, dello stesso Mozart. Dopo un breve intervallo è la volta della Sinfonia n. 3 in Re maggiore D 200 di Franz Schubert. Il brio che percorre la partitura, imbevuta di temi danzanti, preannuncia risvolti dell’Ottocento romantico europeo. L’OPV coglie, più o meno accuratamente, gli spunti offerti dai tre compositori presentati: si trova più a proprio nella sinfonia schubertiana e nel concerto mozartiano, palesando, di contro, qualche disomogeneità al cospetto dell’intricata opera di Strawinsky. Anche la compagine padovana offre un bis: il secondo movimento, Allegretto, della D 200. A poche ore di distanza dalla nomina del nuovo direttore artistico e musicale, Marco Angius, il successo per l’apertura di questa stagione, sulla quale sono riposte numerose aspettative, è parso pieno e unanime.

Visto il
al Verdi di Padova (PD)