Quattro monologhi si susseguono uno dopo l’altro: Anna della Rosa, Laura Marinoni, Luca Lazzareschi e Giovanni Franzoni danno voce a paure, riflessioni, confessioni, speranze, rimorsi, ricordi, e il reale mi mescola con la finzione.
I quattro personaggi mantengono il nome di battesimo degli attori, così che la fluidità tra realtà e finzione è ancora più continua. La scenografia è composta da un tavolo, quattro sedie, fogli e bicchieri d’acqua, la parete di fondo è quella del teatro: siamo in una sala prove. Le luci al neon illuminano l’ambiente in modo asettico. Lo spazio spoglio è riempito dagli attori prima di tutto con le parole, ma anche con gli spostamenti che hanno sulla scena, piccole coreografie di precario equilibrio tra pieno e vuoto.
Per la scrittura di Prova Rambert parte dal presupposto che lo sguardo spesso non vede, ed è quello che succede nella sala prove: Anna coglie nello sguardo tra Luca e Laura una luce diversa, capisce che sta per succedere qualcosa, mentre Giovanni, il regista, colui che dovrebbe vedere tutto, non nota niente. Questo scambio di sguardi diventa scintilla che infiamma in poco tempo l’intera scena e porta i personaggi a turno ad una riflessione sulla tragedia dell’esistenza umana, sulla differenza tra il vedere e il guardare, sull’inadeguatezza delle parole - mai univoche, mai totale espressione di un fatto, sull’amore, sulle speranze di gloria che avevano nel passato e che il futuro ha bruciato, facendoli ritrovare in questa sala prove vuota e piena allo stesso tempo.
Le reali storie dei quattro personaggi profondamente intrecciate vengono slegate attraverso un flusso ininterrotto di parole che si intervallano a quelle del testo che stavano provando, cioè La biografia di Stalin, scritta da Luca. Il teatro è il luogo della finzione, ma è anche il luogo dove non si può mentire, ed è per questo che i personaggi si abbandonano alle loro confessioni con trasporto e senza resistenza. La menzogna e i segreti avevano distrutto la struttura e con questo rito di purificazione si cerca di recuperare qualche parte, ma senza successo. La fine è inevitabile.