Alessandro Garzella è un dio pagano. Non è un assioma , solo una teoria per tentare di capire ciò che ho visto. 70 persone intorno ad un tabernacolo sotto forma di un contenitore, come una gabbia per leoni , dove figure umane monde ed immonde gridano a squarciagola la loro condizione di imposta cecità intellettiva . Facili ed intuitivi sono i riferimenti se i fedeli ( pardon gli spettatori )conoscono i sacri testi ( " 1984 " di Orwell e " I vestiti nuovi dell'imperatore "di Andersen ) ma ... il Re è Nudo : presupponiamo che nessuno li abbia letti !
Allora in questo caso i 70 fedeli ( spettatori ) pregano od imprecano ? Semplicemente ascoltano con sufficiente distacco , al sicuro protetti dalle spesse e rassicuranti maglie di ottimo acciaio che sono la strenua difesa della loro presupposta confortevole abitudine a ritmi sociali imposti da " Un grande Re ".
Ma è lì la magia del dio pagano ( l'autore ) : con grande abilità ha dato la possibilità di vedere la propria attuale condizione sociale con chiarezza e tranquillità. Nella gabbia solo un bambino ha l'innocenza per comprendere l'empio progetto che rende intellettivamente e moralmente ciechi i propri simili , fuori della gabbia invece alla fine della liturgia 70 persone su settanta hanno compreso che il " Re è nudo ". Quando il teatro politico è un successo non c'è bisogno di presupposti culturali che possono derivare da precedenti letture chiarificatrici.
E così è stato.
Ottima la regia precisa . meticolosa e scandita con il metronomo , un impianto scenico tecnologico,
suggestivo ed onirico , interpreti degni di locandine con nomi cubitali.
Prima di chiudere dimenticavo un'ultima riflessione : perchè Garzella ,autore e regista del lavoro , è un dio pagano ?
Dio ricorda certamente la grandezza , pagano per l'assenza della pietà ?