REC

REC è un monologo scritto da …

REC è un monologo scritto da …
REC è un monologo scritto da Pietro Piovani che presenta una certa innovazione ed originalità nei contenuti che attirano l'attenzione del pubblico sin dal momento in cui si apre il sipario. Nato come esperimento, lo spettacolo è stato accolto con successo dalla critica e dagli stessi spettatori. La trama è singolare, fantastica e paradossale al tempo stesso. Il filo conduttore dello spettacolo è la storia d'amore che coinvolge la protagonista, una storia d'amore particolare e catastrofica, inserita in un contesto drammatico. Unica interprete nei panni di una ragazza innamorata è Silvia Siravo, giovanissima attrice dal grande talento che sa riempire la scena (pur essendo da sola!) ed interpreta con un'espressività tale da coinvolgere "in primis" lo spettatore nelle sue vicende sentimentali. Nonostante la giovane età, la Siravo dà prova di grande maestria nell'affrontare e gestire la scena; emerge la spontaneità e la semplicità nel rapportarsi alla trama, i suoi gesti e le sue reazioni emotive sono reali quasi che lo spettatore la stesse osservando dalla finestra di fronte. Inizia lo spettacolo: il sipario si apre, Serena (questo è il nome della protagonista) è seduta sul divano in piena notte, un nastro registrato a mo' di diario ripete le parole da poco pronunciate. Serena confessa le sue emozioni quotidiane al microfono di un registratore che, attentamente, annota ogni singola sua parola grazie al tasto REC. Fuori da quella stanza si presenta un mondo devastato ma Serena, piena di sé e del suo quotidiano, sembra non accorgersi del pericolo e continua a vivere intensamente la realtà del piccolo quadratino di mondo che è la sua stanza. La storia riflette quello che accade ogni giorno ad ognuno di noi. Mostra, come una lente di ingrandimento, la superficialità degli uomini, concentrati a guardare in una sola direzione. La loro vista è limitata ad osservare esclusivamente la realtà che li riguarda da vicino. L'universo è distorto, le cose insignificanti assumono un'importanza vitale e quelle importanti diventano inutili. Così, quando giunge la fine, ormai è troppo tardi per "ravvedersi". Auditorium Bellini - Napoli, 10 aprile 2008
Visto il
al Argot Studio di Roma (RM)