Trarre da un film uno spettacolo teatrale è sempre un percorso al limite dell’innaturale, inverso rispetto al consueto, di certo complicato. Ancora più complicato se ci si mette in testa di portare in scena uno tra i più bei film di Pupi Avati, “Regalo di Natale”, con l’illusione che il pubblico dimentichi le battute di Diego Abatantuono o l’espressività unica di Alessandro Haber.
E’ un’impresa ardua anche perché se il cinema può essere soltanto puro intrattenimento, da teatro si pretende invece di uscire con una morale profonda che non sempre una pellicola è in grado di garantire.
Non è questo il caso di Regalo di Natale, tanto che la scelta di riprodurre fedelmente la sceneggiatura senza prendersi troppe libertà artistiche è la prima – intelligente – ancora di salvataggio che rende la nuova produzione de La Pirandelliana (con l’adattamento teatrale di Sergio Pierattini e la regia affidata a Marcello Cotugno) uno spettacolo non soltanto da vedere, ma una delle proposte più fresche della stagione 2017-18.
Un irresistibile Esposito
La vera discriminante la fa però la bravura degli attori in scena. Se soltanto fossero interpreti normali, o banalmente appena sopra la sufficienza, sarebbe un Regalo di Natale da lasciare sotto l’albero, un pacco da non scartare nemmeno. E invece, senza eccezioni, i cinque sul palco danno prova di cosa voglia dire saper recitare.
Gigio Alberti, Filippo Dini, Giovanni Esposito...la bravura degli attori in scena. uno spettacolo non soltanto da vedere, ma una delle proposte più fresche della stagione. Il testo, nemmeno a dirlo, è di una stringente contemporaneità
Gigio Alberti eccelle soprattutto nella fase preparatoria di dover ricostruire da zero il suo personaggio, l’avvocato Santelia, diverso per forze di cause maggiore dall’originale, a partire dalla fisicità.
Filippo Dini mostra senza risparmiarsi tutta l’esperienza accumulata in oltre vent’anni di carriera, mentre Giovanni Esposito a tratti è persino irresistibile. Se nei momenti di maggiore esposizione non riesce a conquistarsi l’intera scena la colpa non è sua, il merito è degli altri quattro che sul palco non sono certo nati ieri.
Il loro gioco di squadra si unisce a un sapiente gioco di luci che riempie la scenografia e ad alcune scelte efficaci (come il tavolo da poker che continua a girare, simulando la ripresa cinematografica circolare che ruota attorno al soggetto) che rendono “Regalo di Natale” un prodotto teatrale da promuovere.
Il testo, nemmeno a dirlo, è di una stringente contemporaneità e di una universalità fuori dal tempo. Descrive l’amicizia maschile come meglio non saprebbe fare un trattato di sociologia, ma soprattutto mostra che, in fondo, tutto può cambiare ma ciascuno rimane sempre per ciò che è. Quanto è vero.