La Scuola Elementare del Teatro, Conservatorio Popolare per le Arti della Scena accessibile alle fasce più disagiate condotto dal 2013 da Davide Iodice, con la collaborazione di Michele Vitolini, presso l'Asilo ex Filangieri di Napoli, con il sostegno dell’associazione Forgat Onlus, giunge alla sua prima produzione dello studio scenico, RequiemAPulcinella [RAP]; di e con Damiano Rossi, Alfio Sgroi e Tommaso Renzuto Iodice. Un lavoro presentato in anteprima nelle serate dell’1 e 2 aprile presso lo spazio START/Interno 5, ove ha trovato residenza artistica, nelle sue ultime fasi realizzative.
RequiemAPulcinella è il canto di una maschera che risorge, lorda e stracciata negli abiti, direttamente dal ventre della città di Napoli. Un antro cavernoso non più gonfio di magma vulcanico, come un tempo, ma di immondizia e liquami tossici. Sferzando la platea con un turbine inesausto di parole, questa nuova maschera partenopea prova ad ascendere, scalando l’ammasso di parole che riversa sulla scena, alla redenzione di un’intera civiltà: quella meridionale. Una forza rituale, rivelata sin dalla prima scena, ove una danza fatta di movimenti lenti e circolari scopre, ridandogli vita, il corpo inerte di Pulcinella. Un requiem per piangere la terra rubata ed inquinata, per pregare con insolente ironia le tante anime purganti la propria ignavia.
Attingendo ad una forma espressiva molto radicata nei territorii periferici delle grandi metropoli, l’hip-hop e le discipline che lo compongono (in particolare il turntablist – produzione di suoni e loop sonori mediante l’utilizzo di giradischi e missaggi audio - e la breakdance del b-boy Ivan Alfio Sgroi) si fanno ulteriore strumento per segnare le dimensioni di un universo espressivo di cui Damiano Rossi si dimostra profondo conoscitore.
Un’opera da considerarsi quale tassello fondativo di un percorso creativo che porti, per successive raffinazioni, a liberare la forza interpretativa di Damiano Rossi, alleggerendo la messa in scena, vittima a tratti di eccessivi didascalismi (si guardi la scena finale con la figura della Madonna/Madre/Terra con il velo formato da linguette di lattina alle cui ginocchia Pulcinella si accascia supplice) e dei soverchianti loop sonori (spesso troppo invasivi), al fine di trovare la più totale sublimazione poetica, nella sferzante parola e nella lieve fisicità della maschera indossata.