Riccardo III, quando un regista più o meno noto si cimenta con un classico soprattutto Shakespiriano o si mantiene fedele al testo originale oppure deve correre il rischio di non incontrare il favore del pubblico.
Il Riccardo III di Massimo Ranieri è questo, uno spettacolo che divide per le sue “innovazioni” e le discordanze con il testo originale. Personalmente credo che sia un esperimento riuscito vedendo anche la reazione del pubblico che aveva riempito il Teatro.
La scenografia è costruita da una sala circondata da delle imponenti mura di pietra, che ruotano intorno ad essa offuscandoci la visuale per permettere il cambio scena. Proprio in questo passaggio i movimenti della cinta muraria, che gira circolare come le lancette di un orologio, ci aiutano a capire che stiamo cambiando spazio-tempo e grazie anche alla suggestione dei colpi di tamburo preparano lo spettatore ad accogliere nuovi personaggi e nuove situazioni.
I costumi sono una delle innovazioni registiche presentate da Ranieri, tutti gli uomini indossano impeccabili smoking. L’abbigliamento, accompagnato dalla presenza di molte scene dove gli attori fumano e i toni chiaro-scuri delle luci, ricorda le ambientazioni dei primi 007 oppure uno spaccato dell’alta società novecentesca europea.
Il cast composto da 18 elementi è senza dubbio di alto livello, Massimo Ranieri ci regala un’interpretazione intensa e passionale, come se Riccardo III fosse prima di tutto una sfida in prima persona tra lui ed il personaggio.
Le musiche di Ennio Morricone sono rilegate ai cambi scena ed ad altri pochi momenti, un peccato pubblicizzando le musiche originali di un Maestro di questo livello il pubblico si pone aspettative più alte.
Nella conclusione dello spettacolo viene a mancare la famosa scena del sogno, dove Riccardo III incontra i fantasmi delle persone uccise, sicuramente molti spettatori non apprezzeranno questo taglio registico; ma come avevo anticipato lo spettacolo è destinato, nel bene e nel male, a dividere il pubblico ed a far parlare di se.