Lirica
RIGOLETTO

Modena, teatro Comunale, “Rig…

Modena, teatro Comunale, “Rig…
Modena, teatro Comunale, “Rigoletto” di Giuseppe Verdi IL RIGOLETTO DI LEO NUCCI Il Comunale di Modena, in collaborazione con il Municipale di Piacenza, ha festeggiato le 400 recite di Leo Nucci nel ruolo eponimo con un nuovo allestimento del Rigoletto. Il baritono bolognese in oltre quarant’anni di carriera si è quasi identificato col buffone di Mantova, tanto da interpretarlo ad un livello altissimo, di fatto forse il più grande interprete vivente. Nucci ha penetrato fino in fondo la lezione verdiana: ha inventato un buffone scenicamente credibile e teatralmente convincente, scavando nella parola scenica; possiede l’accento e la voce per cantare Verdi: nulla va perduto, dal più dolce cantabile all’invettiva rabbiosa. La sua esecuzione di Sì vendetta, bissata a furor di pubblico plaudente ed entusiasta, ha fatto rivivere il terrore che suscita il gobbo trasformato in profeta e in vendicatore di ogni ingiustizia. L’allestimento del regista Lamberto Puggelli vede il Duca come un despota libertino e prepotente, ma anche come lo studente povero Gualtier Maldè e l’innamorato che sembra sincero e ardente. Rigoletto è il buffone laido e il padre amoroso che si maschera per l’inganno del rapimento. Ma tutti vestono una maschera: nel preludio compaiono gli inquietanti cortigiani mascherati, larve sul dolore di Rigoletto; ecco poi la grande festa mascherata del Duca, in cui anche Monterone si cela sotto una minacciosa maschera: è la maledizione che determina il destino del povero buffone. Sobria la scena, priva di oggetti e di arredamenti pomposi, solo qualche poltroncina di teatro, segno e identificazione dell’unione spettatore-attore: una trasposizione ai nostri giorni di una vicenda che nella drammaturgia e nella musica è profondamente ottocentesca, ma con sentimenti e passioni sempre attuali. Le scene, realizzate da Luisa Spinatelli, sono ispirate al rosso teatrale di Rembrandt e Caravaggio e due sipari velano e svelano, determinano spazi e suggeriscono apparizioni e sparizioni. Di grande effetto le riproduzioni dei cieli tempestosi della Tempesta del Giorgione nella nudità spoglia del palcoscenico, di pitture e di affreschi del palazzo ducale di Mantova e della stessa città lombarda che si immerge nei riflessi d’acqua del Mincio dove il tempo precipita con l’immagine di una deformata meridiana. Adeguati i costumi di Artemio Cabassi. Il resto del cast è di tutto rispetto. Il soprano Elena Musuc ha interpretato una Gilda appassionata, ingenua e cristallina, con una bellissima voce nonostante la leggera indisposizione; l’aria Caro nome eseguita splendidamente ha infiammato il pubblico. La voce pulita, carnosa e possente del tenore coreano Francesco Hong ha dato vita ad un Duca di Mantova di grande suggestione, anche se non sempre ha saputo coinvolgere l’uditorio. Bravi il basso Enrico Iori (Sparafucile) e la mezzosoprano Daniela Innamorati (una provocante Maddalena). Bene anche per i comprimari: Stefania Ferrari (Giovanna), Enrico Marabelli (Marullo), Angelo Casertano (Borsa), Angelo Nardicchi (Ceprano), Giovanna Beretta (la Contessa), Elena Borin (Paggio); tra tutti è spiccato particolarmente per la bella e tenebrosa voce il Monterone di Carlo Striuli. Sul podio un applauditissimo Daniel Oren che, alla direzione dell’Orchestra Regionale dell’Emilia Romagna, ha reso un Verdi frizzante, piacevole e non “bandistico”. Buona la prestazione del Coro del teatro Municipale di Piacenza preparato da Corrado Casati. Pubblico entusiasta e molto plaudente sia durante la recita che alla fine; Nucci generosamente ha concesso un bis. Visto a Modena, teatro Comunale, l'1.02.08 Mirko Bertolini
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