Un’inaugurazione della stagione lirica 2014 – 15 piuttosto in sordina per il Teatro Pavarotti di Modena. Rigoletto, opera amata dal grande pubblico e qui allestita per la regia di Giandomenico Vaccari, non solo non entusiasma gli spettatori ma i diversi posti vuoti non danno l’idea di essere a una “prima”. Lo spettacolo in sé è gradevole e visivamente efficace. Vaccari sceglie un taglio molto tradizionale, in cui vuole fare emergere l’ambiguità dei personaggi a partire proprio da Rigoletto e Gilda; ma l’ambiguità è propria del Duca di Mantova che nella visione del regista cambia abito sovente, proprio per rimarcare questa sua identità complessa e quasi da serial killer. Oltre l’ambiguità viene messa in risalto la solitudine dei personaggi: tutti sono soli travolti dagli eventi che sembrano essere più grandi di loro. Una regia tutto sommato efficace, con alcune incongruenze e ingenuità, ma che nel complesso passano in secondo piano. Un Rigoletto che rispetta un immaginario condiviso, grazie anche ai bellissimi costumi dell’atelier Stefano Nicolao di Venezia che ha saputo con meticolosità visiva e storica riprodurre abiti dell’epoca; un Rigoletto che fa del suo senso estetico il punto di forza in cui le scene, tratte dai bozzetti del grande Lorenzo Ghiglia e realizzate su tele dipinte a opera dello storico laboratorio Sormani Cadropoli di Milano, immergono lo spettatore in uno spettacolo d’altri tempi.
Purtroppo la parte canora non è stata così avvincente come la parte visiva. Molto bravo Fabian Veloz nel ruolo del buffone; ha saputo non solo dosare la voce ma dare anche una convincente interpretazione drammatica del personaggio; il baritono argentino è stato il vero personaggio trainante della serata, dando prova di possedere una voce ricca di sfumature e ben modellata per il canto verdiano: nel “Cortigiani di vil razza dannata” e nel “Sì vendetta” ha dato il meglio di sé, lasciando un pubblico entusiasta. Il coreano Ho-Yoon Chung si è cimentato nell’impervio ruolo del Duca di Mantova; dopo un primo atto faticoso, in cui la voce faticava ad emergere, ha raggiunto più stabilità nei successivi ma la non perfetta dizione ha contribuito non poco a un risultato non molto convincente (“La donna è mobile” ha lasciato diverse perplessità interpretative e vocali). Decisamente non in serata la bulgara Ilina Mihaylova in Gilda: la cantante possiede una vocalità apprezzabile e consistente anche se a tratti troppo tagliente e il suo canto sembrerebbe sicuro ma le cadute vocali sono state troppe. Ottima la prova di Michail Ryssov in Sparafucile: il basso presenta una voce ampia e pastosa da un registro scuro e voluminoso e ottima presenza scenica. Buona la prova di Michela Nardella in Maddalena e di Daniele Cusari in Monterone. Tra i comprimari ricordiamo Gianluca Monti in Marullo e Stefano Cescatti nel conte di Ceprano.
La mano del maestro Giovanni Di Stefano ha guidato l’Orchestra Regionale dell’Emilia Romagna con un'ottima e sapiente interpretazione musicale dello spartito verdiano con ricche coloriture ed espressività. Bravo il Coro Lirico Amadeus-Fondazione Teatro Comunale di Modena diretto da Stefano Colò, che ha magistralmente saputo interpretare il gruppo dei cortigiani del duca.
Un pubblico non molto caloroso ha accolto favorevolmente Fabian Veloz, riservando qualche contestazione per altri interpreti.