Parma, teatro Regio, “Rigoletto” di Giuseppe Verdi
ALL’IMPROVVISO, INASPETTATO, UN CAPOLAVORO
Grande la sorpresa per il pubblico del teatro Regio che inaspettatamente, all’ultimo minuto, ha visto annunciato un cast stellare per la terza replica di Rigoletto, dopo l’indisposizione che già dal debutto aveva colpito il primo cast e le rapide sostituzioni della seconda replica, accolte tiepidamente dall’esigente e colto pubblico di Parma. Un colpaccio da parte della Fondazione Teatro Regio, che è riuscita ad assicurarsi il più grande Rigoletto degli ultimi cinquant’anni, Leo Nucci, arrivato appositamente da Vienna, dove era impegnato alla Staatsoper, a pochi giorni dal trionfo ottenuto nella città ducale con il Barbiere di Siviglia. Leo Nucci ha la capacità di “vivere” il suo personaggio, più che interpretarlo, concede ben due bis nel secondo atto, con una generosità che i giovani d’oggi non conoscono (al secondo bis il pubblico è giustamente tutto in piedi per lui). Il suo inconfondibile timbro, la dizione perfetta, la professionalità hanno fatto letteralmente impazzire il pubblico, che ha apprezzato non di meno la recitazione, il suo incedere goffo e affaticato, la camminata claudicante, il burlarsi del dolore degli altri per non vedere il proprio, l’umanità sotto la pelle coriacea. Ma anche gli altri interpreti principali si sono segnalati assai positivamente. Marcello Giordani affronta il ruolo del Duca di Mantova, ormai inusuale per il suo repertorio, con sicurezza e padronanza, “Parvi veder le lagrime” è da ovazione e subito dopo esegue la cabaletta con sovracuto finale (ma senza ritornello, come un incontentabile ed esigentissimo loggionista prova a contestare…). Ottima Elena Mosuc, mi stupisce che lavori troppo poco in Italia, tanto è brava: voce molto espressiva, fraseggio curato, dizione limpida, recitazione efficace. Elogio anche per Chiara Chialli: il ruolo di Maddalena esige una bella presenza scenica e una voce quasi contraltile e la Chialli fornisce una prova sensuale e tenebrosa, un misto di attrazione e repulsione, come quando pulisce con la gonna la lama della spada lordata dal sangue di Gilda, mentre guarda verso il letto del Duca, le piante agitate dal vento della notte tenebrosa. Il resto del cast viene positivamente trascinato da tali straordinari protagonisti, tra cui vorrei segnalare Enrico Giuseppe Iori (Sparafucile). Pier Giorgio Morandi ha diretto con mano sicura l’Orchestra del Regio ed il Coro del Regio è stato ottimamente preparato da Martino Faggiani. L’allestimento è indiscutibile, una delle migliori prove di Pier Luigi Samaritani (scene e costumi) con regia di Elisabetta Brusa (da un'idea dello stesso Samaritani): nel primo atto prima una grande tavola imbandita con una teoria di saloni in prospettiva e poi la cucina di Rigoletto assolutamente realistica (completa di ampio camino a destra, strategica tenda a sinistra e una bella lunetta di tema sacro sopra la porta di ingresso in fondo), vista sia da dentro che da fuori al momento del rapimento; nel secondo una specie di anfiteatro rinascimentale sormontato da una loggia aperta verso un cortile; nel terzo una torre diruta sulle rive del Mincio con le canne che ondeggiano al vento di tempesta. Come la tempesta di ovazioni che si è abbattuta sul Regio, in una recita durata 35 minuti in più del previsto, tra bis e continui applausi a scena aperta. Un trionfo meritatissimo.
FRANCESCO RAPACCIONI
Visto a Parma, teatro Regio, il 19 febbraio 2005.
Visto il
al
Del Giglio
di Lucca
(LU)