Dopo il riuscito Die Zauberflöte che ha inaugurato la stagione lirica, il Teatro Sociale di Rovigo propone Rigoletto, un’altra regia di Federico Bertolani in coproduzione con il Teatro Verdi di Pisa. Bertolani sposta la vicenda in un contesto contemporaneo, anche se atemporale, con sobrie scene di Giulio Magnetto e costumi monocromi di Mirella Magagnini. Il colore che domina il palcoscenico è il nero, una cupa atmosfera che avvolge lo spettacolo come un noir fuori dal tempo. La visione claustrofobica del regista riporta alla chiusura mentale di Rigoletto, avvolto nel suo egoistico amore verso la figlia. Ovviamente in questa scatola nera che avvolge i personaggi non possono che fare da padrone le luci, che riescono con efficacia a sottolineare i vari momenti e le suggestioni dei protagonisti. I colori dei costumi poi fanno il gioco della regia: ovviamente il nero, di cui si riveste anche Rigoletto (anima nera lo definisce il conte di Ceprano), è il colore del torbido e dell’abiezione, poi viene il bianco che è il colore delle vittime (Gilda, ma anche Monterone) e infine il rosso, la passione carnale (il Duca nel secondo atto e ovviamente Maddalena). La visione lugubre di Bertolani trova a fatica una giusta collocazione anche se non sembra stonare con la storia, nonostante – per coerenza registica? – molti particolari nelle scene siano stati evitati. La connotazione psicologica dei personaggi è stata ricercata ma una certa staticità con troppe pose d’effetto ha fatto sì che non sempre venisse resa l’efficacia drammatica della vicenda e il tutto risultasse piuttosto pesante.
Alla guida di una Orchestra Regionale Filarmonia Veneta decisamente in forma, una giovane e decisa Gianna Fratta, una delle poche donne a salire sul podio, che emerge per una direzione coordinata e omogenea, forse un po’ troppo sonora e poco variegata, ma pur sempre d’effetto.
Elia Fabbian riveste i panni del protagonista; la voce è ben modulata, energica e potente; nonostante qualche incertezza, dimostra di avere il temperamento per affrontare il ruolo: convince appieno e riesce ad appassionare e a commuovere. Un’ottima Gilda sensuale e fragile, innamorata e volitiva è quella impersonata da Désirée Rancatore; la voce è molto pulita, rotonda e piena, con acuti facili ed espressivi, dalle coloriture eccellenti; un’ottima interpretazione. Nonostante l’evidente stato influenzale, Roberto Iuliano è stato un valido duca di Mantova, anche se le condizioni di salute non hanno potuto mettere in risalto le parti significative del personaggio. La profonda e corposa voce di Antonio Di Matteo ha dato vita a un espressivo e notevole Sparafucile; convince non solo per la bella e sorprendente voce ma anche per l’imponente figura. Brava Sofio Janelidze nel ruolo di Maddalena. Discreti i comprimari, tra cui spiccano Paolo Bergo in Ceprano e Luca Favaron in Borsa. Più che sufficiente l’interpretazione del Coro Lirico Veneto diretto da Flavia Bernardi.