Lirica
RIGOLETTO

Un carnevale di colori

Un carnevale di colori

Rigoletto rimane sempre un'opera che colpisce nel profondo lo spettatore, in quanto i suoi protagonisti sono del tutto simili a noi, agiscono come uomini in carne ed ossa, pieni di contraddizioni e non assomigliano a figurine tratte da un libro di lettura per bambini: ognuno di essi ha un codice morale più o meno proclamato, ma nessuno è capace di attuarlo con coerenza fino alla fine; tutti si presentano, allo stesso tempo, liberi e vincolati al proprio ruolo in quella processione di maschere, per dirla con Luciano di Samosata, che è la vita.

E proprio all'interno di un perenne carnevale di falsità, ove il travestimento va a celare piccolezze, squallore, superficialità, desiderio di evasione, ci vuole introdurre Massimo Gasparon che ha curato regia, scene e costumi di questo allestimento già proposto alla fine di luglio a Macerata. L'impianto scenico è costituito da una pedana girevole a forma di T grazie alla quale vengono mutate nel corso dello spettacolo le varie ambientazioni: una struttura che risulta molto più efficace applicata all'interno di un teatro al chiuso, di quanto non lo sia stata invece sull'enorme palcoscenico dello Sferisterio, ove il senso di vuotezza degli spazi finiva per prevalere. I tre ambienti che si vengono a creare rappresentano il primo la corte del duca, ove campeggiano, sotto due arcate classicheggianti, affreschi tiepoleschi che intendono indirettamente richiamare la prima rappresentazione dell'opera avvenuta proprio al Gran Teatro La Fenice; il secondo uno scorcio di strada, su cui si affacciano da un lato il portale del palazzo dei Ceprano e dall'altro l'uscio e la finestra della casa di Rigoletto; l'ultimo, organizzato su due piani raccordati fra loro da una scala, identifica, invece, sia l'interno della casa ove dimora Gilda ornata da una bella boiserie alle pareti, sia, successivamente, quello cupo e tetro della taverna di Sparafucile costruito in mattoni scuri.

I costumi carnascialeschi delle masse e dei comprimari, tutti di colori sgargianti, fanno riferimento all'epoca di ambientazione del dramma, i protagonisti, invece, vestono abiti ottocenteschi quasi a significare il loro essere personaggi senza tempo, simboli validi in quanto tali; in questo contesto Rigoletto è l'unico che, a corte, indossa una maschera malinconica, quella di Pulcinella, per meglio sottolineare la tristezza della sua sorte di beffardo-beffato.
Sapiente l'uso delle luci soprattutto nel terzo atto in cui con i toni del viola, squarciati dal bagliore dei lampi, viene ben resa la cupezza della taverna di Sparafucile, o nel secondo, in cui esse fanno ben risaltare la figura di Gilda, rendendola quasi eterea, mentre canta “Caro nome” in cima alla scala della sua casa.

Ivan Inverardi è un buon Rigoletto, credibilissimo e commovente, dotato di una voce ampia dal bel timbro baritonale che, nonostante qualche fissità nella zona centrale, sa utilizzare con perizia, anche attraverso una buona calibratura del volume. Nei panni del Duca di Mantova un Pietro Pretti un po' rigido in scena ma fornito di uno strumento estremamente sonoro e pulito, soprattutto nella tessitura centrale, che usa con abilità anche nella zona di passaggio di registro. Agilissima nei sovracuti Irina Dubroskaya la quale, sebbene di base abbia una voce caratterizzata da un timbro un po' acidulo, si è mostrata tecnicamente solida con un ottimo legato e una buona dinamica: una Gilda spesso davvero emozionante. Certamente poco sonoro e dalla linea di canto un po' frammentata, invece, lo Sparafucile di Eugeniy Stanimirov; non sempre perfettamente a fuoco, ma più che dignitosa, la sexy Maddalena di Alessandra Palomba. Con loro l'autorevole Monterone di Pasquale Amato, la Giovanna di Veronica Senserini, il Marullo di Mirko Quarello, il Matteo Borsa di Saverio Pugliese, il Conte di Ceprano di Marian Reste, la Contessa di Ceprano di Miriam Artico.

Sul podio Marco Guidarini dirige un'orchestra de I Pomeriggi Musicali non sempre in sintonia come tempo con i cantanti. Abbastanza buoni gli interventi del coro del Circuito Lirico Lombardo preparato dal maestro Antonio Greco.
Lo spettacolo, che ha avuto un enorme successo di pubblico, è stato complessivamente convincente e dimostra, ancora una volta, come gli sforzi che i teatri di tradizione si trovano oggi a dover affrontare per allestire una stagione possono portare ad esiti più che positivi, non inferiori a quelli degli enti lirici nazionali.

Visto il
al Ponchielli di Cremona (CR)