Indisponibile l'ampio cortile del Castello Carrarese per i lavori di restauro e risistemazione del vasto complesso storico dopo il passaggio dal Demanio al Comune di Padova, il consueto appuntamento estivo con l'opera si è dovuto spostare in Piazza Eremitani, a fianco della monumentale chiesa agostiniana, a due passi dalla Cappella degli Scrovegni.
Per aprire la Stagione Lirica padovana 2022 è stato scelto Rigoletto di Verdi, titolo ultrapopolare e quanto mai adatto a richiamare una gran numero di spettatori. Come in effetti si è registrato in questa affollata serata di fine luglio, per fortuna meno torrida e più arieggiata delle precedenti.
GLI SPETTACOLI
IN SCENA IN ITALIA
Ma ad acustica non ci siamo
In realtà l'acustica non è delle migliori, per la struttura della piazza; e la chioma dei secolari alberi che l'ombreggiano assorbe ahinoi parte del suono. Al punto che l'orchestra - senza contare che risulta pure impraticabile l'effetto 'stereofonico' della banda interna nella scena d'apertura dell'opera - donde sediamo risulta un indistinto ectoplasma.
Meglio senz'altro va con la restituzione delle voci, che raggiungono bene almeno le prime file di sedie. Primo protagonista è Simone Piazzolla, un Rigoletto ben scavato nel carattere, nonché di ragguardevole effetto scenico; la voce come al solito ci piace, l'emissione è solida, imponente, morbida e intrisa di belle vibrazioni. La Gilda della giovanissima cantante ucraina Yulia Merkudinova, netto stampo di soprano lirico, spicca per un timbro caldo, trasparente limpidezza, ottimi legati e portamenti, ammirevole sensibilità d'interprete. Più che una promessa.
Marco Ciaponi è un Duca vocalmente superficiale ed un po' impacciato – ma lo è meno nell'irruente Ballata, ben riuscita – e non sempre fraseggiato con la doverosa eleganza. La voce sarebbe bella, di per sé, senza dubbio; però gli acuti sono sempre corti, privi di slancio e di lucentezza.
Due interpreti dalla Russia per Sparafucile e Maddalena: il basso Grigory Shkarupa consegna un sicario di buona levatura, massiccio, ben modulato; il mezzosoprano Nadezhda Karyazina è interprete sciolta ed avvenente, perfetta per questo ruolo zingaresco, ma dal punto di vista vocale è poco più che accettabile. Completano con buona efficacia la compagnia Nicolò Ceriani (Monterone), Alex Martini (Marullo), Carlos Natale (Borsa), l'ucraino Emil Abdullaiev e Andreina Drago (il Conte e la Contessa di Ceprano).
I rischi musicali delle esecuzioni all'aperto
L'Orchestra di Padova e del Veneto vede salire sul podio Nicola Simoni. La scelta dei tempi risulta adeguata, vigorosa la spinta drammatica, il palcoscenico ben governato; ma i suoni strumentali evanescenti che ci giungono non permettono di spingerci in ulteriori giudizi. Quanto al Coro Lirico Veneto, ondeggia in scena e non brilla per precisione.
Un palcoscenico troppo limitato
Il palcoscenico disegnato per l'occasione da Federico Gautero è alquanto angusto e scomodo, benché reso vivo dalle video proiezioni realizzate dallo studio 4DODO riprendendo antiche pitture di Giulio Romano ed altri.
In veste di regista, Giuseppe Emiliano ben poco può farvi: praticamente, si limita a regolare entrate ed uscite, con qualche inevitabile incoerenza, senza potersi concedere slanci di fantasia. Ma il pubblico è rimasto comunque soddisfatto, a giudicare dai generosi applausi. I costumi di Stefano Nicolao, titolare dell'Atelier veneziano omonimo, sono bellissimi, oltre che estremamente accurati; forse, di una ricchezza sin troppo sfarzosa.
Lo spettacolo è stato coprodotto con il Teatro Stabile del Veneto, Bassano Opera Festival, Teatro Del Monaco di Treviso, Teatro Sociale di Rovigo.