La conclusione della stagione lirica 2011 – 12 del teatro Municipale di Reggio Emilia ha visto sul palcoscenico uno spettacolo magistrale nella storia della lirica: Rinaldo di Georg Friedrich Händel, nel meraviglioso allestimento di Pier Luigi Pizzi che vide la luce proprio a Reggio nel 1985 e segnò un momento di alta programmazione lirica del Teatro reggiano (tra l’altro sotto la direzione artistica dello stesso Pizzi). Questo allestimento è stato ripreso nei teatri più prestigiosi del mondo, Parigi, Seul, Milano, Venezia, Madrid, Lisbona, nei circuiti lirici toscano ed emiliano, rimanendo uno spettacolo attualissimo, di una modernità quasi eterna, senza confini. A cinque anni dall'ultima ripresa, Rinaldo è tornato a Ravenna e Ferrara, oltre che a Reggio.
Il regista ha voluto recuperare (riuscendoci perfettamente) uno dei punti di forza dell’opera settecentesca: la grandiosità e l’artificiosità. L’apparato scenico necessario per questo allestimento è di proporzioni gigantesche e Pizzi riprende questo in modo del tutto originale e innovativo: in un marmoreo salone di palazzo i personaggi, pomposamente vestiti (i costumi dello stesso Pizzi non sono più gli originali del 1985 ma risalgono alla ripresa milanese del 2005), si muovono trasportati su macchine sceniche mosse da un formidabile squadrone di mimi oppure su barche, cavalli, troni. Oggi, a differenza del Settecento, il pubblico non ha familiarità con gli eroi cavallereschi messi in scena da Händel; per questo, secondo il regista, è opportuno rappresentare i personaggi come se fossero delle icone, delle statue su piedistalli, in grado di evocare la maestosità dell’arte barocca, ma con quella sottile ironia che caratterizza un sapiente uso della citazione visiva, rendendo visibili i molteplici, prodigiosi effetti della partitura händeliana, rievocando il senso della meraviglia, così centrale in questa drammaturgia, in un trionfo di luci e colori, propri solo di chi abbia sopraffino gusto iconografico, come Pizzi ci ha sempre dimostrato. Il Rinaldo è pertanto un’opera di grandiosi effetti secondo il gusto dell’epoca: tutto doveva stupire, sorprendere, affascinare; la versione di Pizzi ci mostra questo senso del magnifico, ma ci svela anche tutti i segreti della realizzazione, della messa in scena.
Rinaldo non è solo un gustoso esempio di opera spettacolare settecentesca, è soprattutto l’opera che ha consacrato un genio musicale al successo. Händel, musicista tedesco, scrive quest’opera appena arrivato a Londra poco più che ventenne nel 1711: si trova pronto un soggetto fantastico e affascinante da un episodio della Gerusalemme liberata di Tasso, arricchito con spunti dell’Orlando furioso di Ariosto; viene mirabilmente composta in soli quindici giorni, utilizzando – come consueto - brani che già aveva usato in opere precedenti, scritte quando era in Italia. Ma qui trovano un sapore tutto nuovo: i personaggi sono dipinti con tutto lo sfrenato virtuosismo vocale di cui è capace la sua fantasia e che il pubblico si attende da lui. Il carattere fiabesco e guerriero al tempo stesso della vicenda, gli suggerisce una strumentazione fastosa, che la direzione musicale di Ottavio Dantone ha saputo mirabilmente descrivere alla guida dell'Accademia Bizantina, qui superlativa.
Buono il cast, nonostante la sostituzione, all’ultimo, di Marina De Lisio nel ruolo del titolo. Delphine Galou, in Rinaldo, nonostante la comprensibile difficoltà ad imparare la parte in tempi estremamente brevi, ha dato prova di grande professionalità e di bravura; l’aria Cara sposa è stata di una intensità memorabile. Ottima prova anche per l’Almirena di Maria Grazia Schiavo; una voce decisamente nel ruolo, perfetta in ogni momento: il suo Lascia ch’io pianga ha incantato il pubblico. Bravi anche Krystian Adam, in Goffredo e Riccardo Novaro in Argante. Roberta Invernizzi, in Armida, è stata molto convincente nel primo atto, mentre nei due successivi ha – purtroppo – avuto un calo di voce, che l’orchestra ha coperto. Da segnalare anche Antonio Vincenzo Serra nel Mago, William Corrò nell’Araldo e la Sirena di Lavinia Bini.
Pubblico numeroso ed entusiasta per una produzione davvero splendida.