Il Cantiere d'Arte di Montepulciano ha aperto la sua edizione 2022 – la 47ma - con l'opera. E poiché gli spazi del Teatro Poliziano sono quelli che sono, la scelta è caduta su Rita, ou le mari battu, atto unico con solo tre cantanti ed un mimo.
Donizetti lo scrisse nel 1841 su libretto francese di Gustave Vaëz per l'Opéra-Comique di Parigi, dove però andò in scena assai più tardi, cioè nel 1860. Il titolo alternativo, Due uomini ed una donna, cita l'intero cast vocale: la locandiera Rita, vedova rimaritata con Peppe; ed il primo marito Gasparo, prepotente marinaio.
GLI SPETTACOLI
IN SCENA IN ITALIA
Nella canonica alternanza di dialoghi e di couplets cantati (otto i pezzi: tre arie, tre duetti, un terzetto, il finale), la farsa vede la manesca Rita tiranneggiare e percuotere il pavido Peppe, allorché riappare Gasparo, ritenuto morto in un naufragio.
Invece è sopravvissuto, e si è rifatto una vita in America dove vuole risposarsi. Riavuto con l'astuzia l'atto di matrimonio - unica prova del precedente coniugio - se ne scappa al di là dell'Oceano; ma prima di imbarcarsi ammaestra Peppe a farsi rispettare dalla moglie. Un soggetto originale, teatralissimo, in bilico fra misoginia e misandria, che piacque subito ad un compositore amante delle trame stringate, salaci e un po' paradossali.
Quasi un secolo d'oblio, poi la resurrezione
Rita risorse a nuova vita al Teatro delle Arti in Roma nel 1955, usci in LP Cetra nel 1956 e RCA nel 1962, ma rientrò in repertorio sopra tutto grazie al memorabile allestimento alla Piccola Scala del 1965. Da allora riappare ogni tanto, al pari de Il campanello o de Il giovedì grasso, senza poter minimamente rivaleggiare, va da sé, con i maggiori titoli comici donizettiani.
Il punto focale della divertente farsa lo troviamo nel travolgente e spassoso duetto in cui i due uomini si giocano alla morra la bisbetica consorte: chi vince in realtà perde, poiché se la dovrà tenere. Ad esso fa seguito una delle più famose arie tenorili di Donizetti, Allegro io son, un allegro ritmo in 3/8 con i suoi svettanti Si e persino un bel Do#.
Un soprano, un tenore, un baritono
Ed è proprio questo il momento visivamente più carino di questo spettacolo del Cantiere 2022, scenicamente reso con un tocco di poesia e mano leggera. Guastato però dall'evidente inadeguatezza dell'interprete: il giovane Matteo Tavini, un Peppe vocalmente esangue, appena sopra la sufficienza.
La Rita di Patrizia Ciofi è ben definita, giustamente viperina, gioca di rimessa senza viaggiare sopra le righe; la voce, amministrata con perizia, non ha perso smalto con il passare del tempo. Rovinoso nei parlati per il pesante accento teutonico, il baritono Dietrich Henschel risulta tuttavia un Gaspare apprezzabile e brioso nei cantati, dipanati con buona disinvoltura.
Un'orchestra da camera va in buca
La ridotta buca del Poliziano non può accogliere altro che un'orchestra da camera; e l'apposita trascrizione l'ha curata Paolo Cognetti. Ed è la Filharmonie - Orchestra Filarmonica di Firenze, volenterosa (ma non sempre irreprensibile) compagine guidata con diligenza e buonsenso da Marc Niemann. Magari un tantino di maggiore impeto e spigliatezza non avrebbero guastato, imprimendo un andamento più spumeggiante all'insieme.
La regia di Vincent Boussard, nell'insieme piacevolmente spedita e stuzzicante, ha dovuto tener conto di un palco scenico di limitate dimensioni, dove la scenografia di Federica Angelini e Luca Lucchetti porta addirittura in vista la scabra e nera parete di fondo, con la sua porta d'uscita spalancata su un'accecante bagliore.
Qualche modifica per snellire i dialoghi, ci sta bene; ma avremmo evitato una trovata fiacca come il gioco di braccio di Gaspare a simulare una paresi, che sa tanto di avanspettacolo alla Ric & Gian; ed un finale inopinatamente mutato, con i due mariti che s'ammazzano a vicenda scantati dallo sparo simulato da Rita.
In tal modo lei se ne sbarazza, libera infine da vincoli nuziali. Ma è una forzatura incongrua al testo, che sa tanto di malinteso femminismo.
Costumi disegnati da Mariafrancesca Biasella e Linda Lovreglio; magistrali i giochi di luce di Silvia Vacca/Guido Levi Lighting Lab. Lo spettacolo è stato allestito in collaborazione con l'Accademia delle Belle Arti di Macerata.