Sembra ci sia un intrigante fil rouge a legare il teatro e la musica in un rapporto indissolubile, per la brillante cantautrice pop rock Cristina Sapienza in arte Cristina Donà e per il noto speaker radiofonico Massimo Cotto. Forse non è un caso se la Donà prima del suo amore per la musica si sia imbattuta nel ruolo di scenografa e se Cotto in questi anni abbia viaggiato in maniera trasversale dalla musica alla scrittura e da quest'ultima al teatro.
Lo spettacolo Rock Bazar è un atlante musicale di immagini-quadro, di incontri, di dialoghi incisi nella storia della musica rock, di storie incredibili, di misteriosi scatti fotografici. Verità e leggenda si susseguono come in un flusso ipnotico di racconti mitologici che si muovono tra spiritualità e materialità, tra trascendenza paradisiaca e irrinunciabili patti col diavolo. E’ la “Messa” in scena del Rock dove la chiesa è il teatro, il prete è Cotto e il coro è Cristina Donà. Mentre del Dio cattolico - a parte i dieci Comandamenti - non c’è neppure l’ombra: il Rock è una religione politeista e i dieci comandamenti sembrano scritti apposta per le pietre miliari del Rock, Jimi Hendrix, John Lennon, Mick Jagger giusto per citarne alcune.
Luoghi comuni sulla storia del Rock (luoghi comuni per appassionati di musica!) sono conditi di quel pizzico di pepe in più per stuzzicare animi curiosi a partire da aneddoti su vicende inedite vissute da Cotto in persona (o forse talvolta anche solo immaginate?), a tu per tu con le stelle del Rock dagli anni 60’ sino a tempi più prossimi. Il live della Donà apre un dialogo sinuoso e fitto con l’azione di storytelling dello speaker, dove i codici della scena si sposano con quelli della musica e con la tecnica di speakeraggio radiofonico accostata alla purezza verbale di una parabola biblica sempre coronata da una morale finale. In apertura un omaggio al Duca Bianco con il brano Hero di David Bowie per scaldare immediatamente il clima tra un pubblico composto con molta probabilità da un buon 80% di rocker e amanti della musica.
Molti i topoi ricorrenti che ruotano intorno ai grandi del rock: il rapporto con dio vissuto come rapporto con se’ stessi, gli omicidi diretti o subiti, l’incontro con i vizi, l’abuso degli eccessi, l’incontro con la morte, il rapporto con i genitori, le circostanze inspiegabili, lo smarrimento delle identità a favore di un sogno che supera tutti gli altri: il rock diventa metonimia del dio del rock, mentre vivere per il rock diventa paradossalmente metonimia dell’autodistruzione dell’individuo.
Il fascino dei racconti apre sguardi verso il mito e l’inconcluso, la volontà di farsi trascinare e cullare dalla bolla di vetro che sta intorno alla leggenda del rock si trasferisce dai racconti di Cotto a chi li ascolta. Una camaleontica e flessibile Cristina Donà con chitarra acustica alla mano interpreta brani che hanno fatto la storia come Alleluja di Leonard Cohen, Lucy in the Sky with Diamonds dei Beatles, Ring of Fire di Johnny Cash, Keep on Rockin in the Free World di Neil Young, ma ci sarebbe una sfilza di nomi. Grinta e morbidezza, voce calda e conquistatrice, riadattamenti vocali e musicali nuovi e personalizzati in maniera originale e a tratti dall’esito commovente. Di sicuro una bella sfida quella di accostare in maniera unilaterale una voce femminile dal timbro non necessariamente distinguibile, a timbri maschili vocali imponenti e insostituibili. Una sfida tuttavia superata con risultati eccellenti dalla cantautrice in questione.
Rock Bazar lascia in eredità un collage mentale di nitide icone: come quella di un Jeff Buckley che si immerge nelle acque del Mississippi senza mai più tornare indietro forse coinvolto in un rito di purificazione, come quella di un John Lennon che aveva predetto la sua morte all’interno di una lunga intervista in stile vecchio stampo, come quella di Jimi Hendrix e Neil Young atterrati nell’aereoporto sbagliato a poche ore prima dell’inizio di un concerto, come quella di Syd Barret e la sua vena creativa confusa e offuscata da disturbi mentali e dall’uso di allucinogeni, come quella di Jim Morrison che supera le porte della percezione di Aldous Huxley.
Rock Bazar è una lezione sulla musica rock, cioè sulla forma d’arte più immediata nei suoi effetti emozionali, leggiadra come la farfalla e pungente come un’ape per dirla con Massimo Cotto. Non si potrà mai puntarle il dito contro perché in essa la Verità si confonde continuamente con la Leggenda.