Alto gradimento di pubblico per la terza opera in cartellone del 36°Festival della Valle d'Itria: Rodelinda, Regina de' Longobardi di Georg Friedrich Händel (1685-1759), una prima rappresentazione assoluta in forma scenica per l'Italia a 285 anni dalla sua composizione. Era 1725 quando il quarantenne Händel, fece rappresentare al King’s Theatre di Haymarket di Londra la sua nuova opera Rodelinda appunto che riscosse grande successo a giudicare dalle 30 repliche che ne seguirono. L'opera appartiene per ambientazione storica al “ciclo longobardo” dei melodrammi di Händel. La fonte del libretto originale di Antonio Salvi, riprodotta senza cambiamenti nel testo di Haym è quella di Paolo Diacono (l'autorevole storiografo vissuto nell'VIII secolo) ed è basata sugli eventi accaduti in Lombardia tra il 661 e il 668, ossia le vicende di Rodelinda, sposa di Re Pertarido (Bertarido nel libretto), messa alla prova sulla fedeltà coniugale. Da un punto di vista storico ed estetico l'opera può ben definirsi opera di transizione tra '600 e '700 in quanto evidenzia ancora uno spiccato dualismo tra gusto popolare barocco, qui molto evidente nella musica di Händel incentrata sul virtuosismo vocale e strumentale e le istanze segnatamente razionaliste e classiciste proprie dell'Illuminismo che puntavano invece sulla valorizzazione della dimensione drammatica ben evidenziata nello spessore dei personaggi che in aderenza all'individualismo del teatro lirico del tempo non compaiono in nessun pezzo d'assieme, ad eccezione del concertato finale quale espressione di una ritrovata armonia. Ben 35 le arie disseminate nei tre atti, anche se qui non tutte eseguite. L'opera si apre con una splendida ouverture alla francese in due parti (tempo di ouverture e menuet). Rodelinda, qui interpretata dalla sicura Sonia Ganassi, è personaggio di apertura e chiusura dell'opera che inizia con l'aria in Do minore “Ho perduto il mio caro sposo” e si conclude con l'aria in Sol maggiore “Mio caro bene non ho più affanni e pene”che anticipa il coro finale. Un personaggio che appare caratterialmente statico se non fosse per l'aspro rifiuto di concedersi in moglie all'usurpatore Grimoaldo. Quest'ultimo, interpretato da Paolo Fanale emerge già all'inizio del primo atto quando rifiuta le avances opportuniste di Eduige ( Marina De Liso) con l'aria “Io già t'amai, ritrosa. Sdegnasti esser mia sposa”. Il vero protagonista dell'opera è invece Bertarido, lo sposo di cui è in cerca Rodelinda, la parte è stata affidata al controtenore Franco Fagioli a lungo applaudito dal pubblico letteralmente affascinato dalla vocalità settecentesca resa senza alcuna incertezza e con estremo rigore interpretativo. L'aria “Dove sei, amato bene? Vieni l'alma a consolar!” si innesta specularmente a quella iniziale di Rodelinda creando una tensione affettiva in cui gli sposi sono protagonisti ed il pubblico emotivamente coinvolto. Ottimi per timbro vocale e presenza scenica il basso Gezim Myshketa (Garibaldo) e il controtenore Antonio Giovannini (Unulfo). L'allestimento per la regia di Rosetta Cucchi è ambientato in un “medioevo prossimo venturo”, le scene molto cupe e a tratti siderali di Tiziano Santi, riproducevano il bosco di cipressi in cui si ergevano i sepolcri dei re longobardi nel primo atto, poi l'estrema periferia degradata con tanto di falò presso cui riscaldarsi, luoghi di confine insomma in cui ciascuno appare con più forza portatore di valori e istanze da difendere. Sul podio Diego Fasolis scrupolosissimo nel voler rendere le specificità di una partitura con una orchestra di organico tipicamente barocco ( 2 corni, 2 flauti dolci, 2 traversi, 2 oboi, 2 fagotti, archi e clavicembalo). Nel complesso rimane un giudizio positivo sulla 36^ edizione di un Festival che quest'anno ha visto l'avvicendamento nella direzione artistica di Alberto Triola subentrato a Sergio Segalini, la cui sensibilità lo ha portato a istituire il Premio del Belcanto “Rodolfo Celletti”che nella sua prima edizione è stato assegnato a Mariella Devia habitué negli anni d'oro del Festival. Un tributo per ricordare l'opera di uno dei padri putativi del Valle d’Itria, il musicologo Rodolfo Celletti uno tra i maggiori esperti di vocalità del nostro tempo che ne fu a sua volta direttore artistico dal 1980 al 1993, con lui iniziarono le rappresentazioni händeliane e fu lui a concepirlo come un laboratorio di idee e di persone.
Lirica
RODELINDA REGINA DE' LONGOBARDI
La prima volta di Rodelinda
Visto il
al
Nuovo
di Martina Franca
(TA)