Macerata, teatro Lauro Rossi, “Roman e il suo cucciolo” di Reinaldo Povod (adattato da Edoardo Erba)
FAMIGLIA SENZA RISCATTO
“Cuba & his teddy bear” è un testo degli anni Ottanta di Reinaldo Povod, portato in teatro da Robert De Niro a New York City e incentrato sui contrasti tra ispanici e statunitensi e su spaccio e uso di droga. Edoardo Erba riscrive e riadatta il testo, ora intitolato “Roman e il suo cucciolo”, ambientato al Casilino (periferia romana) e incentrato sui traffici di italiani e rumeni per droghe e prostituzione.
Prima che inizi la pièce viene proiettato sul sipario chiuso un filmato con immagini di periferia, palazzoni in costruzione e macchine che sfrecciano a tutta velocità su una strada di grande scorrimento. Poi si scopre che l'ambientazione è dentro uno di quei palazzi, al piano terra, dalla cui finestra si vedono sullo sfondo sfrecciare le auto. L'appartamento in cui vivono Roman e il suo Cucciolo è invero una specie di autofficina in disuso; il ragazzo dorme su un soppalco costruito con tubi innocenti rossi; ovunque tracce di non-finito e di degrado, immondizia sparsa in giro, scatoloni accatastati, scritte spray che si intravedono dalla cucina, assi di legno inchiodate su una finestra, strisce dei lavori in corso penzolanti. Poche le suppellettili, per lo più di risulta apparentemente, un divano nel cellophane, una cucina cadente, una Madonnina: insomma un luogo abitato ma certamente non residenziale, un luogo di periferia che potrebbe essere ovunque, Roma come Bucuresti (la bella scena è di Gianluca Amodio, i costumi appropriati di Helga H. Williams).
Roman è un rumeno che vive da anni a Roma (sarà voluto il gioco di parole?), semi-analfabeta ma arrogante e prepotente, che si è arricchito con il traffico di cocaina e marijuana; la moglie lo ha abbandonato anni fa per fuggire nei Caraibi, lasciandogli il figlio, Cucciolo, che ha “17 anni, 18 fra un mese”, sensibile e introverso, dedito alla scrittura di un diario sulla propria vita. Il mondo degli spacciatori non presenta novità: traffico di ogni tipo di droga, prostituzione, soprusi, soldi facili e pause di indigenza, amicizie di sangue e litigate furibonde, minacce di morte e affari senza scrupoli. Un mondo di cafonissimi (coatti si direbbe a Roma), vestiti con costosi abiti firmati all'ultima moda, anelli d'oro alle dita, catene preziose al collo, tatuaggi e, soprattutto, un atteggiamento spavaldo e prevaricatore: “Ti rispettano per quello che sembri all'apparenza esterna” precisa Roman al figlio.
Presto si scopre che Cucciolo non è estraneo a quel mondo, come apparentemente sembrava: è eroinomane. Egli non sente per niente il richiamo della natia Romania, tanto da non sopportarne la musica, la cucina, le tradizioni. Nasconde l'eroina nello scarico del bagno e pare strano che il padre non se ne sia mai accorto. Il ragazzino è trascinato dal Che, losco personaggio un tempo cantante di qualche notorietà (ha partecipato a un lontano festival di Sanremo), che lo inizia all'eroina, lo deruba con la complicità di un amico e lo lascia in overdose. La tensione sale quando Roman torna a casa e trova il figlio in quello stato e si spara alla tempia.
Il ritratto di umanità alla deriva, sicuramente più efficace nel testo originale e in quegli anni Ottanta in America, qui non funziona fino in fondo. Il linguaggio appare poco spontaneo, poco credibile, muovendosi tra banalità e superficialità, nella prevedibilità di alcune battute e nella ruffianeria di altre. La stessa situazione non è indagata come meriterebbe, rimanendo alla superficie, e l'uso dei microfoni diminuisce il coinvolgimento. La musica originale di Pivio & Aldo De Scalzi sottolinea la tensione di alcuni momenti, ciò che dovrebbero fare nelle intenzioni anche le immagini sul velatino.
Alessandro Gassman è Roman, il padre semianalfabeta e nevrotico, a tratti dolce e comprensivo con il figlio ma per lo più rabbioso e furioso. Giovanni Anzaldo è Cucciolo, succube del padre, che vive la condizione lacerante del non sentirsi fino in fondo né italiano né romeno: vorrebbe riscattarsi andando a scuola ma il mondo in cui vive e la sua debolezza di volontà non glielo consentono e finisce per scivolare nella droga. Con loro, appropriati, Manrico Gammarota, Matteo Taranto, Natalia Lungu, Sergio Meogrossi e Andrea Paolotti.
Teatro esaurito, pubblico diviso nel giudizio dello spettacolo (alcuni se ne sono andati all'intervallo), molte le fans di Gassman.
Visto a Macerata, teatro Lauro Rossi, il 06 marzo 2010
FRANCESCO RAPACCIONI
Visto il
al
Politeama Rossetti (Sala Ass. Generali)
di Trieste
(TS)