San Severino Marche (MC), teatro Feronia, “Romana – omaggio a Gabriella Ferri” di Tosca
LA COLLEZIONISTA DI ATTIMI
Tosca canta con emozione nelle Marche perchè il padre è di Fermo (dalle radici marchigiane le deriva la “testa dura”) ma lei è nata a Roma; i genitori giovanissimi la portavano con loro la sera quando uscivano; in un piccolo, fumoso teatro per la prima volta vide Gabriella Ferri, rimanendo folgorata da un personaggio che era al tempo stesso clown e ballerina, bella e brutta, che faceva ridere e piangere. Da quel giorno non volle più saperne di Raffaella Carrà e Mina, che imperversavano in televisione, e decise che la sua carriera era nello spettacolo. Divenuta famosa, Tosca ha avuto una lunga amicizia con Gabriella Ferri, che ogni volta le chiedeva di portare in scena la canzone romana e al rifiuto di Tosca “Ma ci sei tu..” la Ferri rispondeva “Io so' stanca..”. Uscita drammaticamente di scena nel 2004 la Ferri, Tosca, su proposta di Nicola Piovani, ha pensato a uno spettacolo che fosse un omaggio alla canzone romana dedicato a Gabriella Ferri.
Viene infatti ricreata la temperie di una città, Roma, dal punto di vista della canzone popolare e nessuno meglio di Gabriella Ferri ha incarnato quell'anima: lo show, a metà fra il circo e lo spettacolo di strada, è sulla canzone romana ma ha al centro la Ferri. In un'ora e mezza vengono rievocati personaggi fondamentali, da Gastone ad Anna Magnani passando per Renato Zero e Giulietta Masina. Tosca si muove intorno a un carrozzone che diventa palco e dove trova tutti gli oggetti di scena, cappelli, boa di piume, specchi e due tamburelli con raffigurati il sole e la luna, come sulle ruote de “er caretto”.
La natura è chiamata a testimone della malinconia della protagonista, in quel suo girovagare trascinandosi dietro il carrozzone che la rende simile ai cani randagi di periferia. O piuttosto come un clown, che fa collezione di attimi: “la vita è un pagliaccio che si dimena per un'ora sulla scena e poi non se ne sa più niente”. La città eterna è l'unica amica, l'unica testimone di vite vissute nell'insoddisfazione, nell'irrecuperabilità del tempo perduto: “se potessi vivere un'altra volta la mia vita comincerei ad andare scalza a primavera, guarderei crescere gli alberi, giocherei di più con i bambini. Se avessi un'altra volta la vita davanti..”. Prevalgono i toni malinconici (“ho per compagni la tristezza e il vento, povera vita mia, poveri passo, alla fine saranno tutti persi”), gli sbalzi di umore, un pizzico di follia, la tristezza che non passa più.
Tutto è affidato alla voce: Tosca ha una bella voce ed è più convincente quando canta che quando balla e recita: le prove in “Sette spose per sette fratelli” e “Gastone” lo hanno confermato. Il registro centrale è potente, ma ha spessore anche nell'acuto e nel grave, riuscendo a dare concretezza ai tanti sentimenti, ad evocare e narrare con precisione ed emozione. Tosca non imita la Ferri nell'abbigliamento (indossa la giacca di un frac con le lunghe code su bustier scollato, gonna di tulle a svelare le gambe col reggicalze) ma la richiama nell'eco delle parole e in una gestualità contenuta e misurata ma efficace.
Gli arrangiamenti di Ruggiero Mascellino (che suona il pianoforte, la chitarra classica, la fisarmonica) spaziano dal folk al jazz, dalla tradizione popolare dello stornello alla musica leggera; a volte si ammantano di venature klezmer particolarmente azzeccate per la tinta malinconica dominante nello spettacolo. I fiati, nelle mani sapienti di Giovanni Mattaliano, dialogano con la voce della protagonista, a volte la contraddicono, a volte la assecondano, creando il climax giusto. Completa il complessino, che suona dal vivo su un piccolo palco con le lucine a simulare un sipario, Massimo Patti al contrabbasso, mentre la scena è di Alessandro Chiti.
La conclusione è affidata a “Romana” da cui il titolo, poi Tosca racconta al pubblico la genesi dello spettacolo (e fa uno spot ruffiano per vendere cd), infine qualche bis, una dedica ad Anna Magnani e l'immancabile “Dove sta Zazà” proposta in versione semiacustica.
Tosca ha mostrato segni di evidente fastidio per un flash che ha imperversato da un palco di barcaccia per tutto lo spettacolo, ma non ha detto nulla, con inaspettata tolleranza: a lei un encomio per questo. E per avere evocato l'anima straordinaria di Gabriella Ferri a un pubblico partecipe ed entusiasta.
Visto a San Severino (MC), teatro Feronia, l'8 marzo 2008
Francesco Rapaccioni
Visto il
al
Royal
di Bari
(BA)