Prosa
ROMEO E GIULIETTA S'AMAVANO ECCOME

Molto più che Shakespeare a scuola

Molto più che Shakespeare a scuola

Non è raro di questi tempi imbattersi in opere drammatiche metateatrali, Romeo e Giulietta s'amavano eccome, al Teatro Martinitt di Milano fino al 18 dicembre, è però una piccola perla di questo genere di teatro.

Innanzitutto il testo: avrebbe potuto essere una semplice riscrittura della classica tragedia d'amore, ma Mimmo Strati, autore e regista, ha reso le cose un po' più intricate; ha collocato la storia dei due giovani amanti shakespeariani all'interno della vita di tipi umani dei nostri tempi. Di primo acchito può sembrare una banalità, ma il vero colpo di genio è nella scelta dell'ambito in cui Romeo e Giulietta tenta di prendere forma, ovvero in un istituto tecnico, durante un'autogestione. Nasce così una particolare sovrapposizione di piani: per prima cosa chi assiste vedrà gli attori reali interpretare adolescenti assolutamente incapaci di recitare.

Quando però i personaggi dello spettacolo di Mimmo Strati si appassionano al lavoro che la loro insegnante di teatro propone, a emergere non è più il personaggio incapace di recitare, ma il reale attore con tutte le sue facoltà attoriali. Ciò accade particolarmente nei momenti di alta poesia: le voci si fanno posate, la dizione si spiana, la scena smette di essere una recita scolastica e va verso qualcosa d'altro, ma solo finché una battuta spiritosa di un personaggio ci riporta nella classe dell'istituto dove tutto questo sta nascendo.

È un meccanismo che funziona molto bene ed è anche molto interessante, peccato solo che per arrivare a stabilire questo codice l'autore scelga una via in parte dispersiva, inserendo alcuni personaggi e alcune situazioni che non aiutano l'azione, risultando degli stereotipi. Ad esempio la ragazza "Anoressico-bulimica" che sviene durante la seconda lezione di teatro è un elemento abbastanza accessorio allo spettacolo, soprattutto perché dopo la rivelazione in una delle prime scene, la cosa non viene più menzionata in alcun modo, per cui la sua fatica esistenziale rimane come sospesa; si può solo immaginare che si risolva nella sua interpretazione del personaggio di Giulietta.

Nel complesso lo spettacolo è molto piacevole, tocca molti tasti interessanti sia per quanto riguarda una potenziale riflessione artistica, sia per una riflessione esistenziale. La recitazione, pur buona anche nella prima parte diventa sempre più coinvolgente, man mano che la storia si fa più interessante. La comicità non manca, crea un ritmo decisamente serrato e così rende lo spettacolo, di per sé abbastanza lungo, molto spassoso.

Visto il 03-12-2016
al Martinitt di Milano (MI)