Danza
ROMEO E GIULIETTA

Audacia e tradizione nella coreografia di Madia

Audacia e tradizione nella coreografia di Madia

Giunge finalmente a Roma, dopo una tournée che l'ha vista in Spagna e poi in giro per l'Italia, Romeo e Giulietta l'attesissima coreografia in due atti di Giorgio Madia su musiche di Pëtr Il'ič Čajkovskij. La prima novità di questo allestimento sono proprio le musiche. L'Ouverture-Fantasia del compositore russo, nata per la sala da concerto e non per il balletto, è troppo breve (sui 20 minuti) per poter permettere una coreografia narrativamente adeguata alla messinscena del dramma shakespeariano cui s'ispira. Il musicologo Michele Rovetta ha dunque allestito per l'occasione una suite di brani di Čajkovskij riproponendo non solo le tre diverse versioni dell'Ouverture composta nel 1869, modificata profondamente nel 1870 (riscrivendone intere parti) e ulteriormente rielaborata nel 1880 (modificandone la parte finale) ma alternandole con altri brani già dal suo autore avulsi dal contesto originario o immersi in nuovi contesti musicali (i più esigenti possono leggere i dettagli cliccando qui).
La suite di brani* è stata scelta dal M° Rovetta con efficacia e intelligenza permettendo a Giorgio Madia di esprimere il proprio estro coreografico senza limitazioni di sorta. Per chi ha avuto la fortuna di assistere al balletto con le musiche eseguite dal vivo dall'Orchestra del festival Pucciniano diretta da Giuseppe Acquaviva (poche piazze in realtà, Bologna e Livorno) ha potuto così ascoltare esecuzioni rarissime del grande compositore russo. Tutti gli altri si sono dovuti accontentare di una registrazione delle musiche che, almeno a Roma, ha presentato non pochi problemi tecnici. Evidentemente fatte a teatro le registrazioni presentavano non pochi rumori di scena (dal palco calpestato dai danzatori allo scricchiolio delle sedie dei musicisti), un fastidio che si sarebbe potuto facilmente risparmiare allo spettatore con un laborioso ma indispensabile lavoro di pulizia digitale.
Un'occasione sprecata, in parte, di ascoltare delle esecuzioni rarissime come giustamente vanta il programma di sala.
Per l'approccio al plot shakespeariano Madia si rifà alla scansione narrativa impiegata per il balletto su musiche di Prokoviev che il coreografo semplifica non poco. Ne risulta una narrazione ellittica, oscura nei suoi dettagli. Giovano poco alla comprensione della storia anche i costumi di Cordelia Matthes che veste tutti di nero (tranne Romeo e Giulietta nel finale onirico) con costumi poco differenziati (più le donne che gli uomini) rendendo arduo distinguere non solo i Montecchi dai Capuleti, ma anche Mercuzio da Benvolio e Paride da Tebaldo. La scena, inesistente, a parte l'altalena che sostituisce il famoso balcone e il parallelepipedo dove Romeo prima e Giulietta poi si tolgono la vita, costituita da semplici drappeggi di tulle, è rafforzata da timide proiezioni di immagini dinamiche, blande e poco incisive, che finiscono con l'interferire con le luci di Jean Paul Carradori, efficaci nell'insieme ma che a tratti lasciano i ballerini inesplicabilmente al buio, rendendo ancora più difficile l'identificazione dei ruoli che interpretano.
Nonostante questi limiti tecnici e strutturali le coreografie di Madia sono eccezionali per l'arditezza delle composizioni e la bravura dei ballerini e delle ballerine del Balletto di Milano di Carlo Pesta che le eseguono.
Clamorosi i passi a due: indimenticabile Romeo che, all'inizio, danza col corpo morto di Giulietta (la coreografia inizia dalla fine, con la morte dei due innamorati, concludendosi con un loro ultimo passo a due dopo morti) dove Martin Zanotti (un grande Romeo) mostra, oltre a quelle di ballerino, notevoli doti atletiche, muovendo il corpo inerme di Giulietta (Teresa Molino) solo con la forza dei propri muscoli. Ancora audaci e in piena sintonia con lo spirito insolente e mordace di Mercuzio i passi a due tra Romeo e Mercuzio (Federico Varatti) prima, e tra Mercuzio e Benvolio (un indimenticabile Fabrizio Gallo) dopo, nei quali Madia sottolinea la giocosità priva di malizie dei tre amici con delle prese tra uomini audaci quanto eleganti. Una sfrontatezza che Federico Veratti sa sostenere con la giusta disinvoltura e una verve coreutica che gli fanno rubare la scena quasi ogni volta che balla. Sfrontatezza che ritroviamo quando la nutrice (un'adeguata e divertente Patrizia Tosi) consegna la lettera di Giulietta a Romeo e mentre i tre amici si passano per ischerzo il biglietto tra le gambe, altri accoliti sbirciano tra le gambe della nutrice.
Madia sa concepire altrettanto bene anche le coreografie di gruppo con intuizioni felici e meno felici (la coreografia che vede tutti ostentare segni della croce all'unisono con la musica alla morte di Giulietta) affiancando alle coreografie delle parti recitate, mimate, passando dalla danza alla recitazione senza soluzione di continuità. Efficace anche l'idea di impiegare il corpo di danza come un coro che commenta alcuni momenti della storia, i cui personaggi sono visti come icone avulse da ogni orpello scenografico (cosa che giustifica l'assenza di scenografie) che funziona e sa emozionare. Alcune scelte narrative sorprendono (una fra tutte l'aver relegato l'uccisione di Tebaldo per mano di Romeo alle ultime battute di una delle parti della suite senza enfasi e senza quasi rimarcarla) ma la vera forza dell'allestimento sta nei suoi esecutori e nella ricerca coreografica che Madia persegue senza mai stancarsi, proponendo soluzioni eleganti che ora si rifanno a quanto già si conosce (soprattutto nel delineare il carattere dei personaggi) ora si discostano notevolmente dalle strade già battute, in un perfetto equilibrio tra innovazione e tradizione coreografica.
Danzatori e danzatrici tutti molto in parte sanno imporsi per la spiccata personalità che Madia coadiuva costruendo per ognuno dei passi ad hoc in un balletto nel quale, tranne che per Giulietta, le coreografie migliori sono tutte per gli uomini la cui presenza prevale, come d'altronde fu per la tragedia shakespeariana che, per i noti divieti, vedeva gli uomini interpretare anche i ruoli femminili.
Ancora una volta dobbiamo riconsocere al teatro Quirino la vocazione di diffondere la cultura della danza al pubblico accorso numeroso (la sala era piena) attratto dalla qualità dello spettacolo e incoraggiato dai prezzi abbordabili, ben diversamente da quanto fa, per esempio, il teatro dell'Opera.
Romeo e Giulietta, in scena fino a Domenica, è uno spettacolo che merita senz'altro di esser visto e che sa farsi apprezzare sia dal neofita che dall'appassionato di danza.
Uno spettacolo da non mancare.


* PRIMO Atto: Romeo & Giulietta1880 (esclusa la coda finale); Fanciulla di neve, Entr’acte (Nr. 5b, atto I); Amleto, Entr’acte (Nr. 7, atto III); Entr’acte (Nr. 5, atto II); Fanfara (Nr. 15); Fanciulla, Danza dei buffoni (Nr. 13, atto III); Fanciulla, Entr’acte, frammento (Nr. 8, atto II); Danza (ripresa); Amleto, Mélodrame (Nr. 4, atto I); Terza Sinfonia, Andante.
SECONDo Atto: R&G1869, Introduzione; Suite Nr. 1, Marche miniature; R&G1869: dall’inizio dello sviluppo alla fine; Amleto, Mélodrame (Nr. 8, atto III); Entr’acte (Nr.9, atto IV); Suite Nr. 1, Marche miniature (ripresa); Intermezzo; R&G1870, parte finale.


 

Visto il 04-05-2010