Prosa
ROMEO E GIULIETTA

Shakespeare e la regia pop di Binasco

Shakespeare e la regia pop di Binasco

“Romeo e Giulietta”, un dramma popolare, ecco come il regista Valerio Binasco ha definito il suo lavoro sul dramma shakespeariano. Un’operazione la sua che arriva dopo centinaia e centinaia di altre che hanno restituito e tolto a questo testo tutti i significati più disparati, spesso, ahimè, anche grossolanamente. Lavorarci su, come egli stesso dichiara, significava misurarsi, quindi con l’insidioso rischio del “già visto” e del banale. Ma il pericolo più grosso in cui Binasco rischiava di cadere era quello legato alla presenza nel cast, come protagonista nel ruolo di Romeo, di uno degli attori più popolari degli ultimi anni, popolarità legata al cinema. Naturalmente stiamo parlando di Riccardo Scamarcio, idolo di teen agers ma anche di più mature signore, che non aspettavano altro, probabilmente, che vedere il loro beniamino esibirsi in scena in aggressivi e virili duelli adolescenziali, così come avveniva in “Tre metri sopra il cielo”, film che lo ha reso popolare. Ma l’intelligente acume registico di Binasco ha letteralmente mischiato le carte e, così come accade in Inghilterra ed America, il divo ha lasciato posto all’attore. La scelta del regista è stata, infatti, quella di stemperare la presenza di Romeo-Scamarcio nel microcosmo pullulante di vite perdute che circonda la storia dei due amanti, i quali, seppur vittime dell’odio senza ragione, ne sono, in un certo senso, purgati, proprio grazie al loro tragico destino. L’attenzione si sposta, quindi, sugli uomini e le donne che, senza alcun motivo, combattono e si odiano, in una lotta senza speranza, dettata da mediocrità ed ottusa intolleranza. L’odio, pertanto, viene rappresentato con catatonica “normalità”, nessuna motivazione razziale o religiosa, che da “West Side Story” in poi hanno caratterizzato le rappresentazione degli ultimi 50 anni, nessun motivo storico o geopolitico, ma semplice insofferenza all’altro, una noiosa insofferenza che porta ad uccidere, come la cronaca spesso ci informa, il proprio vicino per un rumore molesto o perche ha l’auto parcheggiata troppo vicino alla nostra. Ed è per questo che i personaggi, in costumi frutto di una contaminazione tra antico e moderno, agiscono in un’anonima e desolata via di una qualsiasi città, tutti assimilabili a quella borghesia medio-alta del nord Italia in cui spesso questi odi senza motivo e senza rumore si palesano con crudele assenza di enfasi. Per una volta possiamo dire che un’opera shakespeariana viene, inoltre, servita da un cast la cui media qualitativa è molto soddisfacente, con due punte di diamante quali il bravissimo Filippo Dini (originale è riuscita la sua interpretazione di un Lorenzo giovane e reattivo, quasi irruento, così simile a quei volontari che nei quartieri italiani si fanno carico dell’educazione civica di una società perbenista ma senza coscienza) e la splendida Milvia Marigliano, che veste i succinti abiti di una nutrice che ricorda un rockstar, interpretandola con un’espressività astratta e senza leziosità, facendola apparire una borghesuccia di provincia, distratta e senza rigore etico, fino a diventare l’unica colpevole riconosciuta dei misfatti raccontati, sacrificata sull’altare del perbenismo dai suoi padroni. Riguardo ai due protagonisti va detto che Scamarcio è un Romeo contenuto e senza orpelli, spinto all’amore più dalla noia che dal bollore del sangue giovanile, utilizzando al massimo i suoi colori interpretativi e vincendo la prova del palcoscenico, mentre la scelta dell’attrice turca Deniz Ozdogan, che interpreta in maniera non sempre convinta una Giulietta senza slanci anch’essa, rappresenta, forse, l’unica piccola incoerenza dell’ottima regia di Binasco, in quanto la sua palese poca dimestichezza con la fonetica italiana rischia di creare l’equivoco di una diversità etnica tra i due amanti, cosa che invece è dichiaratamente non  appartenente alle intenzioni del regista.
Lo spettacolo risulta quindi più che interessante, a dimostrazione che le idee riescono a raccontare e a destare interesse anche quando un testo sembra oramai che abbia detto già tutto. Viva l’attenzione del pubblico, nonostante le immancabili fan di Scamarcio, rumorose ed eccitate ad ogni apparizione del loro beniamino.

Visto il 08-03-2011
al Eliseo di Roma (RM)