Lirica
ROMéO ET JULIETTE

BEAUTIFUL SECONDO GOUNOD

BEAUTIFUL SECONDO GOUNOD

Beautiful secondo Gounod: Manfred Schweigkofler attualizza la storia degli innamorati veronesi e ci ha fatto pensare alle vicende sentimentali e familiari di Forrester e Spectra nella celebre soap statunitense “The bold and the beautiful”. Il regista infatti ambienta l'opera al giorno d'oggi nel mondo dell'alta moda. Roméo et Juliette sono i figli di due maison concorrenti e Roméo con gli amici travestiti da camerieri si infiltra alla sfilata dei Capuleti (non più festa da ballo) per carpire segreti e novità ai rivali. In realtà questo serve solo al primo atto, perchè nei restanti quattro la vicenda scorre via con le ambientazioni del libretto; per coerenza, però, vengono inseriti qua e là manichini come richiamo all'haute couture e alla suo mondo effimero. Nell'ouverture si vede sullo sfondo un laboratorio di sartoria sovraffollato sotto le luci al neon e fra le macchine per cucire, scena che torna anche all'inizio del quinto atto un poco forzatamente, in quanto rompe l'armonia del privatissimo duetto finale.

La regia ci ha convinto, il risultato è dinamico e basato sulla recitazione degli interpreti. Se qualcosa poteva essere evitata (la paparazza che fotografa i cadaveri in scena) e qualcosa appare poco credibile (Roméo non conosce il sembiante di Juliette nonostante ella sia il volto immagine dei Capuleti ritratta sui manifesti affissi sui muri e sulle copertine delle riviste), ciò non toglie emozione allo spettacolo, che si lascia ben seguire anche grazie alla scena funzionale di Nora Veneri. Lo spazio vuoto è occupato da un alto scalone di pietra bianca che, ruotando, diventa la passerella per la sfilata, il balcone di Juliette, la canonica di Frère Laurent, la camera di Juliette, la tomba. Appropriati i costumi di Richard St Claire (ripresi da Massimo Carlotto) e le luci di Claudio Schmid; rilevanti nel risultato le coreografie di Lindsay Browning, anche prima ballerina.

Yves Abel dirige l'orchestra regionale dell'Emila Romagna curando il suono in modo da non sovrastare i cantanti; all'inizio eccede in peso, poi riesce e riequilibrare rendendo bene la leggerezza francese che è propria della partitura e dando giusto risalto ai momenti di intensità lirica come a quelli di tensione drammatica. A momenti i tempi sono allargati ma nel complesso il direttore conferma mano sicura e attenzione alle sezioni orchestrali; il senso del racconto è continuo e sempre sostenuta è la tensione drammatica. Adeguato l'apporto del coro del teatro Municipale di Piacenza preparato da Corrado Casati. L'opera è stata rappresentata senza il balletto del quarto atto.

Buono il cast. Credibili fisicamente, scenicamente e vocalmente i due protagonisti, cosa necessaria sempre ma imprescindibile in questa opera con due giovani dalla vocalità estrema. Paolo Fanale è l'innamorato ideale per i tratti del volto ed il contegno in scena; la tessitura grava sulla regione acuta e il tenore la sostiene con un impeto carico di passione e con la freschezza giovanile che gli è propria (ci riferiamo a “Ange adorable” e ancora di più in “Ah! Lève-toi, soleil” con un bellissimo filato); le mezzevoci sono ben sostenute, il passaggio all'acuto è facile e il registro centrale ha bruniture suggestive; da rilevare che Fanale riesce a cantare bene il finale del secondo atto appeso come una bandiera a cinque metri di altezza. Monica Tarone è una Juliette dal notevole fascino, poco fanciulla innocente e a momenti sirena ammaliatrice; nonostante un'annunciata indisposizione, la linea di canto è omogenea, l'accento è prodigo di espressioni, nei rapidi passaggi agli acuti la voce resta ampia e salda; giusta e morbida la coloratura di “Je veux vivre”, nei duetti l'intesa è evidente e la resa assai emozionale.
Andrea Concetti debutta e convince come Frère Laurent, qui trasformato in giovane prete di periferia in jeans sdruciti, scarpe da tennis, mani cariche di anelli e sigaretta in bocca con l'accendino pronto a spuntare dalla tasca. Massimiliano Gagliardo è un intenso Mercutio. Annalisa Stroppa dà particolare risalto al suo Stéphano, che si impone nella massa dei Montecchi sin dal primo atto per l'atteggiamento irrispettoso e contestatore (sporca con bomboletta e gomma da masticare i manifesti con l'immagine di Giulietta). Enrico Turco è un Capulet dotato di eleganza e fascino discreto: il giusto capo di una maison coi capelli brizzolati, un po' come l'Eric Forrester della celebre soap. Gianluca Bocchino rende credibile un Tybalt giornalista, editore di una rivista di moda. Gabriella Sborgi è un'atletica Gertrude, qui giovane amica e confidente di Juliette. Aitante e disinvolto il Comte Paris di Alessandro Nuccio. Adeguati ai ruoli Graziano Dellavalle (Grégorio), Stefano Consolini (Benvolio) e Ziyan Atfeh (Duc).

Alcuni posti vuoti soprattutto nei palchi; nel finale un trionfo per i cantanti, applausi e fischi per il regista. La stagione prosegue con “I lombardi alla prima crociata” (24 e 26 novembre), “Salome” (4 e 5 febbraio) e “La traviata” (23, 24 e 25 marzo).

Visto il
al Municipale di Piacenza (PC)