Rossowilde di Davide del Grosso e Claudio Orlandini è una discesa sempre più in profondità nel testo più noto di Oscar Wilde: Il ritratto di Dorian Gray.
Il romanzo viene vivisezionato, capitolo dopo capitolo, e dalla trama emergono temi che a una lettura più superficiale possono sfuggire.
Perché, si sa - e lo dichiara apertamente in scena anche Davide del Grosso, unico attore in scena- questo è un testo estremamente complesso. E non solo per la storia pregna di metafore, ma anche per la stessa scrittura di Wilde, spesso criptica, che si muove per paradossi e aforismi. A una lettura più attenta, ma mai definitiva, emergono temi ancora attuali: la paura di invecchiare, l’ossessione per la bellezza e il suo potere, la divisione tra anima e corpo, la meraviglia che si prova davanti alle cose nuove e sconosciute, la corruzione delle anime buone davanti alla crudeltà del mondo, la potenza dell’arte.
Una lezione spettacolo
In questo spettacolo non si parla solo del romanzo, ma anche dell’autore, stravagante e misterioso. Ne deriva un una sorta di lezione spettacolo, dove il pubblico viene coinvolto in maniera giocosa, ma senza risultare mai invadenti: agli spettatori sono rivolte domande, dubbi, osservazioni. Le distanze, così, si accorciano, finché vengono repentinamente ristabilite da Davide del Grosso non appena si rientra nel pieno della narrazione.
Tutti i personaggi vengono interpretati in maniera fluida, dimostrando una gran capacità di passare da un ruolo all’altro (Dorian Gray, Lord Henry Wotton, il pittore Basil, lo stesso Oscar Wilde), aiutato da un preciso disegno luci dominato - appunto- dal colore rosso: ne emergono atmosfere più o meno cupe, violente, oniriche. La scenografia è essenziale: tre grandi cornici in legno a livello palco che fungono da portali, uno sgabello e, ovviamente, un cavalletto con una tela che prenderà mano a mano le sembianze di Dorian Gray (prima solo accennato con poche pennellate, poi il volto grottesco deformato dalla crudeltà, infine il volto bambino e angelico dipinto per la prima volta da Basil). Un lungo papiro srotolato con gli appunti del romanzo completa la scena: sistemato in lungo tra le cornici, come a separare due ambienti su un palco, viene disposto in discesa quando la narrazione si fa più precipitosa, come a suggerire l’incombente fine di Dorian.
La bellezza della riscoperta
La forza di Rossowilde è quella di essere un viaggio nella profondità di un testo che si pensa di conoscere, ma che alla fine è sempre un piacere riscoprire e capire che ha ancora tante cose da raccontarci.
Davide del Grosso e Claudio Orlandini hanno scritto uno spettacolo che, a conclusione ti fa venire voglia di incontrare Oscar Wilde in persona per porgli tutte le domande e per risolvere i tuoi dubbi irrisolti.
La forma estremamente godibile e didattica si presta bene anche a essere proposta alle scuole e, magari, ad adattamenti per altre opere della letteratura, più o meno conosciute.