Prosa
DIARIO PERPLESSO DI UN INCERTO

SALDI DI FINE RAGIONE

SALDI DI FINE RAGIONE

Una scenografia naturale straordinaria come la parte posteriore dell'abside (della chiesa di San Giovanni di Brescia) che fa da quinta insieme a un susseguirsi di facciate di case dalle finestre tutte diverse e a tre alberi che 'spaventati' di trovarsi nel piccolo cortile si sono allungati fino ad arrivare con le cime al di sopra di tale spazio magico: questa l'atmosfera antica con un sapore vagamente medievale in cui si è esibito con ottimi risultati Alberto Gamberini in Saldi di fine ragione. Attore e cantante di grande qualità, ha confermato come passione smisurata, esperienza nella Compagnia di Paolo Poli e sagace e puntuale capacità di discernere non solo lo rendano importante nel gruppo del grande Maestro, ma lo abbiano reso maturo sia nel recitare, sia nel creare un testo teatrale. Saldi di fine ragione racconta in modo intelligentemente sagace e divertente - grazie anche alla mimica di Alberto - il disagio di un giovane di fronte all'irrazionale imperante, annichilente capace di alienare le persone e dicotomizzarle al punto da fare loro perdere una parte del proprio io, se non l'Io stesso che fugge lasciando spaesati e dolenti contenitori vuoti. Teatro di denuncia che attraverso parole e canzoni - composte dal bravo e signorilmente schivo Andrea Gipponi - ispirandosi a maestri come Gaber e Luporini, gioca con l'assurdo per portare alle estreme conseguenze il dualismo corpo anima (di antica tradizione filosofica occidentale) con il primo cui resta la sofferenza di non riuscire a intendersi con la psiche. Situazioni di ordinaria sofferenza si susseguono nel multiforme racconto di un disagio reale e di un adagiarsi in una situazione di aurea mediocritas. Superbo al riguardo il ritratto dell'Italiano medio che si adegua al lassismo diffuso collaborando a dilatare il credo secondo il quale si vive meglio se non si lavora e se si guadagna senza fare nulla, perché no anche disonestamente tanto le leggi servono solo per i più fessi, insomma contribuendo a fare trionfare burattini e burattinai che hanno l'arroganza di rappresentare tutti. Malgrado la piena consapevolezza dei mali che ci affliggono, restano un allegro ottimismo e alcune vie di fuga: "La penisola che non c'è" e in cui rifugiarsi, ma che potrebbe trasformarsi in realtà, anzi dovrebbe per uno che lotta, analizza e reagisce come Alberto consapevole che per essere un buon attore e una persona matura e completa bisogna sapere contemperare atteggiamenti di seria consapevolezza con quel tanto di fanciullesco che può servire per stemperare la razionalità di un difficile esistere. Uno spettacolo che merita di essere visto e riproposto. E se una dispettosa pioggerella interrompe il ritmo di questa pièce, strutturata come una tragedia, il ritorno di un terso cielo stellato riporta gli spettatori alla bravura travolgente dell'entusiasta Alberto.

Visto il 10-07-2012