Bologna, teatro Comunale, “Salome” di Richard Strauss
LA FOLLIA DI SALOME
Salome viene considerata a ragione il capolavoro della storia operistica post-wagneriana, a cui va aggiunta Elektra che insieme rappresentano, tra le opere di Strauss, le più avanguardistiche di tutta la sua produzione. Lo scandalo suscitato alla sua prima apparizione fu seguito da un successo clamoroso, nonostante i vari tentativi di censura sia nella Germania nazista che negli Stati Uniti dove nel 1907 a New York, la Chiesa pretese il ritiro dalle scene, dopo aver suscitato scandalo per la scabrosità del soggetto. Questo non impedì di fatto a divenire una delle opere più rappresentate nei maggiori teatri lirici del mondo in tutto il Novecento.
Il Comunale di Bologna ha felicemente inaugurato la stagione 2010 con un nuovo allestimento di Salome, in coproduzione con il Teatro Verdi di Trieste, affidando il podio a Nicola Luisotti e la regia a Gabriele Lavia. Un successo per acclamazione ha sancito l'ottimo risultato ottenuto, dove si respirava un clima disteso grazie alla ritrovata armonia al proprio interno. Il Comunale ha potuto dare una straordinaria prova di sè, fedele ad una tradizione artistica in grado di offrire prestazioni d'eccellenza. Basti ricordare, restando nel solco della tradizione, un Rosenkavalier del 1995 e un Capriccio. Salome mancava dal 2000 da quando fu diretta da Daniele Gatti.
Tornando al presente l'atto unico ambientato nella reggia di Erode a Gerusalemme, la concezione registica – scenica di Gabriele Lavia trasporta in un'ambientazione riferibile all'epoca in cui lo stesso Strauss la compose. Scelta che ha permesso in rappresentazione della violenza espressiva, l'angoscia, l'agire irrazionale dei personaggi, l'incomunicabilità tra loro. Lavia offre una rappresentazione sontuosa, pur restando essenziale, (con l’apporto dello scenografo Alessandro Camera) e cogliendo le simbologie necessarie per spiegare come la degenerazione e l'aberrazione umana possa infiltrarsi nell'animo umano come un pericoloso e silente virus. Segue quello che era l’intento originario di Strauss, puntando sulla potenza espressiva che la musica emana. Salome è lunare quanto assettata di sangue e sensuale (anche se Lavia chiede a Erika Sunnegardh una presenza più diabolica che conturbante, tanto che la “danza dei sette veli” è minimalista in questo senso, ma convince per la follia che emana), ma il desiderio perverso di ottenere il cambio la testa del profeta Jochaanan, è soddisfatto. Geniale l'idea di evitare la tradizionale macabra quanto scontata testa sul piatto d'argento, mentre l'effetto scenico della gigantesca testa marmorea che affiora dalle viscere della roccia rossa che si frantuma, è stupefacente. Salome se ne appropria come fosse un riparo dalla realtà, quella di una società malata e perdente, deformata da una lente d'ingrandimento che cala dall'alto.
L'orchestra coglie perfettamente il linguaggio che Strauss adopera per commentare la tragedia, compagine che offre un suono ben amalgamato, segno della direzione di Nicola Luisotti precisa, attenta a cogliere ogni sfumatura tonale nel pieno rispetto dell'orchestrazione imponente che Strauss concepì come una sorta di apoteosi polifonica.
I cantanti a partire dal soprano Erika Sunnegardh, dotata anche di ottime capacità attoriali, si distinguono localmente, dimostrando un buon affiatamento corale. Piace particolarmente la prova di Robert Brubaker nei panni di Erode, voce sempre calibrata e poi l’altero Mark Doss nelle vesti di Jochaanan, Dalia Schaechter una perfida Herodiades e Mark Milhofer che interpretava Nabarroth. Un crescendo continuo fino al finale drammatico dove Salome subisce la condanna a morte.
Visto a Bologna, teatro Comunale, il 16 gennaio 2010
Roberto Rinaldi
Visto il
al
Comunale - Sala Bibiena
di Bologna
(BO)