Lirica
SALOME

Ravenna, teatro Alighieri, “S…

Ravenna, teatro Alighieri, “S…
Ravenna, teatro Alighieri, “Salome” di Richard Strauss NEL SOTTOSCALA Questo è stato un mese intenso, in cui è sembrato di non essere in Italia, quanto piuttosto in Germania o, più propriamente, in Baviera, la terra di Richard Strauss. Ha cominciato il Carlo Felice, riproponendo il riuscito allestimento di Pier Luigi Pizzi del Rosenkavalier; poi due contemporanee Elektra, nera e vendicativa al Comunale di Firenze (regia Carsen, direttore Ozawa), bianca e folle alla Fenice (regia Gruber, direttore Inbal); infine due Salome, quella rivisitata del Regio di Torino (regia ancora Carsen, direttore Noseda) e quella tradizionale del Teatro Nazionale di Belgrado vista a Ravenna. Tradizionale, poiché a un impianto scenotecnico contemporaneo corrisponde una regia di routine (Bruno Klimek), senza nessun elemento di novità. Al centro domina una scalinata, la sensazione è “scendere” come in un sottoscala: infatti l'idea è che nei piani superiori ci sia un palazzo dove è in corso un banchetto e che nel sotterraneo, luogo di reclusione del Battista, si svolga l'azione: qui si sbronzano i bodyguards con casse di birra, stappando le bottiglie con l'ausilio delle pistole, e mangiano pizze “home delivery” contenute nei classici cartoni, riservando a Giovanni solo le briciole. L'azione non si discosta per nulla da quanto contenuto in libretto, seppure i Giudei vestano in smoking oppure i soldati siano guardie del corpo con tanto di pistola nella fondina ascellare. Anche Narraboth si suicida con un colpo di pistola alla tempia. Ma per il resto nella tradizione, come detto. Johannes Harneit ha diretto l'orchestra del Teatro Nazionale dell'Opera di Belgrado con mano approssimativa, dando poco rilevo (o nessuno) alle finezze della partitura, soprattutto nella sezione dei fiati. Ha preferito una lettura morbida, senza asprezze, ma a volte i volumi scelti, importanti, hanno coperto le voci. Inadeguato il cast. Ana Rupcic è tanto perfetta fisicamente per il ruolo quanto vocalmente non lo è: voce non di spessore sufficiente, priva di accenti lirici, registro acuto forzato, il grave spolpato, con fatica a superare la barriera orchestrale. Si aiuta con una gestualità esasperata, braccia in alto, dita allargate, come le eroine della tragedia greca ma con un abito da principessa-fanciulla angelicata. Brutta la “danza dei sette veli”, affidata alla cantante che si limita a noiosi e ripetitivi ammiccamenti e ancheggiamenti, lasciando scivolare una spallina del vestito alla fine. Non sono sicuro su chi abbia interpretato Jochanaan tra i due indicati, peraltro in modo convincente (peccato la voce amplificata). Non altrettanto l'Erode di Julius Best e l'Erodiade-strega cattiva di Aleksandra Angelov, deboli come il Narraboth. Teatro gremito, pubblico attento. Questa Salome chiude la stagione di tradizione dell'Alighieri ed è un ideale trait-union con il Ravenna Festival, dedicato quest'anno a “erranti, erotiche, eretiche”: come dire Salome, per l'appunto. Visto a Ravenna, teatro Alighieri, il 09 marzo 2008 FRANCESCO RAPACCIONI
Visto il
al Alighieri di Ravenna (RA)