Erano i primi anni ’80 quando, ancor bambino, passavo la domenica sera incollato alla televisione per guardare Drive in e gli esilaranti sketch di Zuzzurro e Gaspare, che mettevano a dura prova gli addominali della mia pancia, sollecitati dalle grasse risate che i due artisti provocavano in me.
Oggi, mi ritrovo comodamente seduto in una poltroncina rossa del Teatro Manzoni. La platea è quasi tutta piena e il pubblico prende posto in sala, nell’attesa che cominci la rappresentazione di una delle più famose piece di Georges Feydeau.
Si spengono le luci, dal palcoscenico una serie di «toc! toc!» avvisa la sala che lo spettacolo ha inizio. Si apre il sipario, nella penombra s’intravede una semplice ma curata scenografia che rappresenta una stanza del periodo della Belle èpoque. Gli attori fanno il loro ingresso.
Gradevole la cura dei costumi di scena che comunicano appieno il periodo storico di provenienza mentre, gli effetti luce sono semplici ma curati.
Tutta la vicenda gravita attorno al dottor Moulineaux (Andrea Brambilla) che, nel tentativo di nascondere una scappatella extra-coniugale, concepisce una serie di bugie sempre più inverosimili che porteranno il protagonista a farsi passare come “sarto per signora”, pur di evitare lo scandalo. In suo sostegno arriva Bassinet (Nino Formicola), che diviene inconsapevole regista di tutta la messinscena organizzata per nascondere i tentavi di tradimento dei diversi personaggi.
Gaspare a Zuzzurro hanno espresso appieno la loro grande professionalità in una commedia dal ritmo veloce, frenetico in cui la battuta è immediata ed è necessaria una buona mimica facciale e una grande preparazione. Buona interpretazione di Camillo Milli nel ruolo della suocera di Moulineaux, mentre un grande plauso va alle interpreti femminili, cuore pulsante dell’opera teatrale.
Lo spettacolo è un classico esempio di pochade, di commedia strutturata su canovacci di vicende amorose, intrighi e colpi ad effetto. I personaggi cercano il tradimento, inseguono le amanti, spendono il tempo ad architettare alla perfezione i loro incontri ma, in sostanza, non concludono mai, solo pensieri e parole…
La commedia è costruita sull’equivoco e sull’infedeltà tra marito e moglie. Eventi assurdi e accidentali scatenano situazioni comiche in cui i personaggi vengono coinvolti in innumerevoli colpi di scena.
Durante la rappresentazione gli attori interagiscono con il pubblico nella narrazione delle vicende: gli spettatori vengono catapultati nell’atmosfera parigina di fine ‘800, diventando loro malgrado protagonisti attivi dello spettacolo.
Le vicissitudini dei personaggi sembrano svilupparsi spontaneamente ma, nulla è lasciato al caso. In realtà, sono travolti da una serie di malintesi che li obbligheranno ad interagire tra loro, creando una situazione ad incastro, un vero e proprio “tetris” teatrale.
La borghesia descritta in questa commedia non è poi così differente da quella di oggi: cambiano gli abiti di scena, la tecnologia avanza, il mondo è globale, ma di personaggi come il dottor Moulineaux o dei suoi compagni di disavventura la nostra società ne è piena.
Georges Feydeau diceva che per far ridere bisogna prendere dei personaggi qualsiasi e metterli in una situazione drammatica, cercando di osservarli sotto un’angolazione comica. Il comico è una rifrazione naturale del dramma. Mai parole furono più veritiere. Dopotutto, chi non ha mai riso delle disgrazie altrui?
Milano – Teatro Manzoni – 12 ottobre 2007
Visto il
al
Municipale
di Casale Monferrato
(AL)