Lirica
SCENE DI VITA DI BOHéME

Una Bohéme in miniatura

Una Bohéme in miniatura

La nuova stagione concertistica “Chiave Classica”, organizzata dal Conservatorio A.Steffani di Castelfranco Veneto si è aperta con uno spettacolo intitolato Scene dalla vita di bohème affidato - come L'elisir d'amore presentato sempre all'Accademico l'anno scorso - alle voci di alcuni dei migliori studenti ed all'Orchestra del Conservatorio stesso. Se in quel caso il capolavoro donizettiano è stato presentato nella sua integralità, in vista di questo primo appuntamento di “Chiave Classica 2017” con il proprio pubblico, è stato ripreso un gradevole spettacolo ideato tempo fa per AccademiaInOpera di Camposampiero. Un'agile e vivace traccia drammaturgica creata da Daniele Nuovo, che vede le celebri musiche de La bohème pucciniana alternarsi con la lettura di pagine tratte dall'altrettanto famoso romanzo di Henry Murger che sta alla base del libretto di Illica e Giacosa. Due elementi di base collegati da intense riflessioni sulla vita di Puccini stesso, e specialmente sul “suo” periodo di vita da bohémien: gli anni cioè di studio a Milano, quando freddo e fame gli erano abituali compagni nella sua misera stanzetta d'affitto. Anni di disagi e difficoltà, certo, ma anche di giovanile spensieratezza. Anni il cui nostalgico ricordo riaffiora – come ci ricorda Nuovo, presente in veste di intenso e garbato narratore – in ogni pagina del capolavoro pucciniano, nel quale un ruolo da protagonista è, a ben vedere, lo ricopre anche il gelo patito in ogni momento dai suoi protagonisti. Gelo non solo fisico, ma anche in buona misura interiore.
I momenti de La bohéme prescelti per questo spettacolo – animato dalle pertinenti idee registiche di Gianluca Caporello, e con i giusti tocchi d'arredo sulla scena - sono ovviamente quelli più salienti: l'apertura sulla soffitta parigina, con la presentazione dei quattro protagonisti maschili, e poi l'incontro tra Rodolfo e Mimì; il turbinoso ingresso di Musetta al Café Momus; la toccante scena fuori del cabaret alla Barriera d'Enfer, ed infine la struggente morte di Mimì.

Rodolfo è il tenore cinese Li Yanfeng – molti i progressi rispetto al suo Nemorino di un anno fa – mentre Mimì è la compatriota Zhou Yue; Marcello è Federico Cavarzan – promettente voce baritonale – e Musetta il soprano Fabiana Visentin; Schaunard è affidato al basso-baritono ungherese Márton Kovács, Colline al basso cinese Sinan Yan, Alcindoro a Sebastiano Marconato, il sergente a Claudio Pistolato. Tutti indubitabilmente molto impegnati e scenicamente efficaci e convincenti.

La compagine orchestrale che li accompagna è formata nella quasi totalità da allievi dell'istituto castellano; e, tenuto conto dell'inevitabile sua estemporaneità, l'affiatamento e l'omogeneità raggiunti sono bastanti allo scopo prefissato. D'altro canto sul podio presiede – con grande passione e molta pazienza, va detto - un consumato concertatore quale Roberto Zarpellon. Un'abile guida per tutti, cantanti e strumentisti: sempre vigile, sempre attenta ad ottenere adeguato raccordo tra buca e palcoscenico.
 

Visto il 09-02-2017
al Accademico di Castelfranco Veneto (TV)