Matelica (MC), teatro Piermarini, “Schegge dagli album” di Marco Paolini
A CHE SERVE LA LINEA BIANCA NELLE GALLERIE DEI TRENI?
Con i suoi monologhi connotati da un forte impegno civile Marco Paolini ha portato al successo un genere, il teatro di narrazione. “Il racconto del Vajont”, “Canto per Ustica” e “Il sergente” sono tre capisaldi di un certo tipo di fare teatro e di impegnarsi nella società, occasione per illuminare con una luce un passato oscuro. Il narrare di Marco Paolini è supportato da rigore documentale e precisione nello stile, asciutto e concreto, alleggerito da tocchi di ironia (è da leggere il suo Racconto del Vajont pubblicato da Garzanti).
Invece la “teatronovela in forma di monologo”, come Paolini definisce i quattro episodi degli “Album” andati in scena tra il 1987 e il 1994, accompagna il protagonista Nicola, alter ego dell’autore, dall’infanzia nei primi anni Sessanta fino all’adolescenza. Storie anche queste, sul filo della memoria, ma storie “minori” che però hanno il pregio di essere condivise da tutti, non solo in quanto cittadini. In questo caso la memoria è quella personale dell'autore, la storia quella comune, fatta di piccoli episodi che riescono a connotare un momento con immagini di grande forza che hanno il potere di richiamare immediatamente situazioni da tutti vissute. Il titolo è perfetto: “Schegge” perché sono frammenti dagli Album (Adriatico, Tiri in porta, Liberi tutti), estratti da lavori precedenti che, insieme, formano una storia e accompagnano la crescita di Nicola. Senza rimpianti, con un velo di (piacevole) nostalgia e con tanto divertimento.
Nicola è figlio di un ferroviere che viaggia, viaggia e si è abituato a guardare il mondo dal retro, perché “tutto gira il culo alla ferrovia” e “spesso ancora oggi vado alla stazione a veder passare i treni, invece che al cinema”. La prima storia non riguarda Nicola, è di oggi e ha luogo in un nord molto avanzato economicamente, Borgo Valsugana: alla stazione si ferma un “minuetto”, due passeggeri debbono salire, uno ha la bicicletta ma il controllore gli dice “Tu no”. Si scopre che è nero, fa il pendolare tutti i giorni e ha il biglietto. Ma rimane sul marciapiede quando il treno riparte. “Tu no”. Dice Paolini: “Io mi vergogno perché non te lo aspetti, io non gli dico niente ma sto lì con lui che dice – ti verrebbe voglia di denunciarlo..”. E pensare che una settimana dopo un nero è diventato presidente degli Stati Uniti..
Nelle oltre due ore di monologo Paolini ha in sottofondo le note alla chitarra e la voce di Lorenzo Monguzzi. Affiorano i ricordi d’infanzia, la casa, la famiglia numerosa, un gabinetto per tutti e la soffitta proibita perché “c’è l’uomo nero che ti acchiappa” ma da cui (forse) vedere il mare per la prima volta; ogni racconto infarcito di immagini immediate, l’odore delle mele sul pavimento della soffitta, i sacchi di fagioli in cui mettere le mani. Il primo viaggio in treno dal Veneto alle Marche. Oppure l’arrivo a Roma in treno, la percezione di quanti poveri (poveri veri) ci siano in quelle baracche numerosissime che circondano i binari e l’incontro con Paolo VI nel tentativo maldestro di baciargli la mano. I ricordi di scuola, il calcio nei campetti di periferia, i giochi fra bambini e le maestre. Immagini fortemente iconiche: “i bambini dal pediatra sono come i cani dal veterinario, abbassano le orecchie e si guardano con diffidenza”; “la cervella di vitella lessa è un bibo che ha il parkinson perché vibra nel piatto”. A volte pillole, a volte racconti più o meno articolati, lunghissimo quello sulla colonia estiva a Cattolica, composto da “sottostorie”.
Circolarmente c’è un’immagine che ritorna, la linea bianca a zig-zag nelle gallerie dei treni: il protagonista sa a che cosa serve e la usa come “merce di scambio”. E ogni tanto il suo narrare torna a quell'immagine, a quella linea bianca. Ma Paolini non lo rivela al pubblico.
E la chiusa finale: “Io non voglio invecchiare guardando i sogni degli altri”.
Teatro gremito, pubblico giovane, tutti entusiasti e divertiti, con intelligenza.
Visto a Matelica (MC), teatro Piermarini, il 29 novembre 2008
FRANCESCO RAPACCIONI
Visto il
al
Piermarini Comunale
di Matelica
(MC)