Viviamo nell’era del "Puttanesimo", un tempo caratterizzato dall’assenza assoluta di punti di riferimento, di regole certe, e dalla presenza forte delle proprie contraddizioni e indecisioni, che si riflette in uno stato confusionale generale.
Tutto oggi genera caos: dalla società, alla politica, all’economia, alla tecnologia…
Per assurdo l’unico punto fermo è proprio la mancanza di punti fermi. E da questo paradosso Rodolfo Laganà sviluppa il suo monologo e sale sul palco con “Se non fossi già confuso mi confonderei” (che ha debuttato al Teatro Vittoria di Roma ed ha accompagnato i romani durante le feste natalizie e, per chi ancora non lo avesse ancora visto, sarà necessario affrettarsi perchè resterà in scena fino all’11 gennaio).
Un one-man-show in cui il popolare attore romano (che di recente ha interpretato la fiction televisiva di Rai1 “La Stella della porta accanto”, e vedremo anche in alcuni episodi della nuova serie de “I Cesaroni” per Canale5, che sta registrando in questi giorni) rivela con dissacrante ironia le abitudini e le insicurezze della quotidianità, le quali, proprio perché quotidiane e comuni, fanno tanto ridere il pubblico. Laganà sa bene che per suscitare la risata occorre giocare su ciò che è più vicino allo spettatore, su ciò vive in prima persona, e cosi mette a nudo l’evidente idiozia di alcuni gesti o pensieri che siamo abituati a compiere. L'inevitabile risultato è il divertimento della sala.
”Se non fossi già confuso mi confonderei” è uno spettacolo in cui lo Show Man recita e canta e in entrambi i casi, sempre con toni ironici e scanzonati, racconta il mondo odierno, dove regna solamente la sfiducia in se stessi e negli altri, e dove va deteriorandosi ogni tipologia di rapporto interpersonale.
La causa della confusione in cui siamo immersi, sarà forse lo smarrimento del buon senso, personalizzato in un vecchio vagabondo portato sottobraccio a spasso per Roma, che constata amareggiato quanto sia cambiato tutto?
Un monologo di un’ora e quarantacinque minuti, leggero e scansonato che riesce però ad unire e far riflettere tutti i cinquantenni su ciò che sono stati e sono oggi, e cerca di far pensare i più giovani circa ciò che potrebbero diventare da grandi.
A rallegrare le parole di Laganà sono le originali canzoni composte da Mario Pappagallo e suonate dal vivo dall’orchestra di Stefano Palatresi.
Roma
Teatro Vittoria
10 gennaio 2009
Visto il
al
Sala Umberto
di Roma
(RM)