Gabriele Pignotta nei panni di Jacopo, si fa narratore della storia di “Se tutto va male divento famoso” per introdurci, all’inizio di questo spettacolo, nella sua frenetica giornata lavorativa tipo, presso l’azienda finanziaria RFC: le azioni quotidiane ripetute a ritmi nevrotici anno dopo anno in ufficio, sono illustrate a mo’ di fumetto dal suo capo e dai colleghi con un’attenzione particolare per quanto riguarda le donne in carriera, divise abilmente nella categoria “prive di vita privata” e in quella di chi deve conciliare l’ufficio con la famiglia. Un escamotage che mette immediatamente lo spettatore a proprio agio facendolo immedesimare con le situazioni rappresentate, i compromessi e le “ingiustizie” subite, comuni, evidentemente, a tutti gli ambienti di lavoro.
Eppure – ci dice l’autore - questo “recinto” in cui rifugiarsi quotidianamente, sebbene talvolta un po’ stretto, è la loro fonte di sicurezza e tranquillità, fuori dal quale non riescono più a dare un senso alla loro vita. Un recinto - comprenderemo con lo svilupparsi degli eventi - che si arriva a credere sia l’unica chance ma troppo spesso, invece, non è stato frutto di una scelta consapevole.
È così che, quando la narrazione finisce e si giunge al momento del cambiamento inaspettato, col licenziamento dei quattro colleghi, i modi di reagire sono differenti: tre di loro sono ossessionati dall’idea di limitare immediatamente le spese e trovare un nuovo lavoro o recuperare quello perduto, troppo legati a quella routine di cui non riescono più a fare a meno – ironica l’immagine che ci fa comprendere che le probabilità di trovare un lavoro tra gli annunci del giornale e arricchirsi al “Gratta e Vinci” siano praticamente le stesse – mente Jacopo riscopre per primo il valore del tempo libero, una cosa che aveva perso e che lo porta a riconsiderare i sogni di gioventù.
Il folle progetto di tornare a fare musica offre l’occasione per accorgersi anche di come il modo di comportarsi con gli altri e la propria autostima fosse basata sul ruolo ricoperto nell’ambito lavorativo: nel momento in cui i 4 sono tutti “disperati alla pari” e non ci sono più capi e subordinati, chi prima “subiva” si prende qualche piccola rivincita. Più freddo il personaggio di Michela, che si trova a dover riconsiderare la sua attitudine al comando, mentre ci conquista subito Sara, non troppo “sveglia”, con la sua simpatia e le reazioni eccessive ed estreme è un personaggio ben caratterizzato a cui spettano alcune tra le battute più esilaranti. E naturalmente, resta vincente l’inseparabile coppia Pignotta-Avaro che punta su una rappresentazione spontanea dei personaggi. Ma il lavoro dei protagonisti è un lavoro corale, in cui il gruppo rimane saldo e solo così riesce a mantenere un ritmo comico efficace, che riconferma la capacità di Gabriele Pignotta di scrivere testi che arrivano al pubblico più vasto; tra i momenti più riusciti, quello dell’attesa angosciante della telefonata del produttore.