Prosa
SENZA CONFINI - NO BORDER

Paolini vede un'Europa vitale, e nuovamente senza confini

Marco Paolini
Marco Paolini © Gianluca Moretto

Emergenze di ieri, emergenze di oggi. La peste dilagava in Europa mietendo il suo raccolto di morte, ed intanto la progressione armonica de La Follia – sedici battute di un semplice, ipnotico basso ostinato ad libitum, in tonalità minore – viaggiando per terre e mari conquistava i compositori. E furono tanti: sicuramente più di 150 lungo quattro secoli, dall'Iberia seicentesca sino ai giorni nostri.

Fascinoso tema, base perfetta di infinite variazioni, La Follia è il fil rouge musicale che sottende lo spettacolo Senza confini_No border, presentato in prima nazionale a Bassano del Grappa. Tema buono qui a trasformarsi persino in modernissimo blues, eseguito come tutto il resto - viaggiando sulle musiche di Monteverdi, Bach, Rebel, Vivaldi, Marais - dal duttile Venice Baroque Consort presieduto al cembalo da Andrea Marcon, musicista di fine sensibilità.

© Gianluca Moretto

Un viaggio tra parole e musica

E' uno spettacolo pensato da quel grande affabulatore che è Marco Paolini, mischiando più generi di musica e testi che mettono in relazione fatti di ieri e di oggi, emergenze antiche ed emergenze moderne, paragonando nelle divagazione di “Il filo  l'uragano Vaia - che ha sconvolto i boschi delle Dolomiti -, alla tempesta del Covid 19 che sta devastando il mondo intero. 

Con l'auspicio che, come le radici nascoste sotto terra sanno ridare linfa alla natura, anche noi potremo pian piano ritornare alla vita, alla normalità d'un tempo. E rivelando poi inattesi paralleli, nel racconto di “Oltre cortina” (quella“di ferro”), fra i muri che dividevano l'Europa in frammenti geografici – stupendo il resoconto del rocambolesco, tragicomico passaggio di frontiera con l'Est, ante caduta del Muro di Berlino, della sua esigua combriccola teatrale – e le barriere grandi e piccole che ci hanno rinchiuso – e che in parte ancora ci stringono - in questi ultimi mesi. Non solo muri di casa, ma anche confini di paesi, di regioni, e nuovamente d'intere nazioni.

Un violoncello crossover, una voce che viene da lontano

Lo spettacolo è ravvivato altresì da altre due fondamentali presenze: la voce flessuosa e coloratissima di Saba Anglana, cui sono stati affidati anche i nuovi versi apposti da Paolini ad un hit musicale del Seicento, la monteverdiana “Sì dolce è ’l tormento”, e quella di un grande musicista un po' crossover come Mario Brunello, che con i suoi due violoncelli si è inserito magistralmente nel fluire musicale, regalandoci momenti di grande bellezza ed interiorità, oltre che di autentica magia nella evocativa rilettura a solo di un antico tema armeno.
 

© Gianluca Ceccon

Un violoncello crossover, una voce che viene da lontano

Lo spettacolo è ravvivato altresì da altre due fondamentali presenze: la voce flessuosa e coloratissima di Saba Anglana, cui sono stati affidati anche i nuovi versi apposti da Paolini ad un hit musicale del Seicento, la monteverdiana “Sì dolce è ’l tormento”, e quella di un grande musicista un po' crossover come Mario Brunello, che con i suoi due violoncelli si è inserito magistralmente nel fluire musicale, regalandoci momenti di grande bellezza ed interiorità, oltre che di autentica magia nella evocativa rilettura a solo di un antico tema armeno.

Versi moderni calati su note antiche

Versi che qui vale la pena di riportare, almeno in parte: «Frontiere arrossate per dura realtà, / le porte sbarrate come tanti anni fa. / Un nuovo flagello, come duro martello / sfigurò la pietà, / una grande incertezza, e nuova tristezza paura ora fa. / Un sogno tenace conforto mi dà, / che questa sia terra di mia libertà! / Rialza la testa, Europa foresta di genti e città, / e pianta il seme del vivere insieme che frutti ci dà. / Ritrova il coraggio e la volontà, / ripeti il tuo viaggio fin dove sarà, / ricanta bellezza, accresci pienezza, ritrova pietà».

Visto il 21-07-2020
al Tito Gobbi di Bassano del Grappa (VI)