Camerino (MC), teatro Filippo Marchetti, “Senza swing” da un testo di Pier Paolo Palladino
RITORNO A TEATRO
Dopo il successo televisivo Flavio Insinna torna al teatro con uno spettacolo costruito su misura per lui, un one-man-show che vede sul palcoscenico anche nove musicisti e che ha il pregio di esaltare il talento dell'attore, sfruttando al meglio le sue capacità (tratto da un testo di Pier Paolo Palladino e scritto da Insinna con Manfredo Rutelli, Andrea Lolli e Giampiero Solari, anche regista). Insinna racconta la storia di una banda di caserma del profondo nord, tratteggia i vari personaggi che diventano i protagonisti della vicenda, evidenziando, insieme ai lati caratteriali e comportamentali, il dialetto e il modo di parlare, rivelando un talento fuori dal comune.
Infatti la banda diventa un microcosmo rappresentativo dell'Italia, sia per provenienza geografica che per estrazione sociale e culturale: un sardo, un siciliano, un tirolese, un veneto, un romano, un albanese d'Abruzzo, un marchigiano (che ripete sempre a ogni domanda: “Non c'è problema”). E il maresciallo campano, coi baffoni e la stazza notevole, rozzo ma con l'anima per la musica. Ci sono ovviamente i furbi e i mediocri, i raccomandati e gli sfigati, i prepotenti ed i miti, nella forzata convivenza della caserma.
All'inizio una storia russa strappalacrime che non c'entra nulla con il plot, il freddo, la steppa, povertà, malattie, miseria, un racconto triste ma che fa sbellicare dalle risate (fin troppo) il pubblico. Poi l'aggancio con Camerino, “una città di ciauscolo e università: ma che fate qui? Magnate e studiate!!”. Anche la satira politica è delicata e misurata: una volta ciascuno sapeva qual era il suo ruolo e il suo posto, le prostitute stavano per strada e i militari in caserma; il sindaco di Roma ha fatto il contrario, i militari per strada e le prostitute dentro. O il sociale: viviamo in un mondo in cui i laureati sono senza lavoro e chi comanda ha la seconda elementare. C'è il gusto per i giochi di parole: il soldato di Roma, quando parla di “carri armati”, sembra scriva una lettera ai parenti visto che pronuncia “cari armati”, oppure il commilitone sardo affetto da afasia e che quindi è “sardo muto”.
La storia intreccia le vicende personali dei protagonisti alle vicissitudini della banda, fino a che il sogno del maresciallo si realizza e la banda viene chiamata a suonare in occasioni prestigiose, con l'aiuto di uno dei protagonisti che ha un aggancio in Rai che gli fornisce le partiture di brani famosi. Come nella vita, sul finire una nota amara: il maresciallo, dopo i successi alla presenza di generali e consoli americani, viene spostato per far posto a un raccomandato che, certamente, mette meno anima nella conduzione. Ma, quando la storia della banda è finita, ricomincia la storia russa..
La scena è costruita come fosse una sala prove (invero proprio quella che nella caserma manca, costringendo gli improvvisati musicisti a provare in uno stanzone di fianco alle cucine oppure nella cappella), con una specie di golfo mistico rotante al centro e un corridoio circolare intorno, dove si erge il maresciallo-direttore.
Flavio Insinna è molto bravo, improvvisa, coglie gli spunti che vengono dalla platea (un bambino che piange provoca battute su gatti e teatro) e tiene in pugno il pubblico per oltre due ore. Divertente è anche la presentazione, alla fine, dei musicisti, che contribuiscono in modo rilevante alla riuscita dello spettacolo.
Teatro tutto esaurito, una nota sulle troppe risate del pubblico, che spesso spezzano il ritmo del narrare.
Visto a Camerino (MC), teatro Filippo Marchetti, il 21 novembre 2008
FRANCESCO RAPACCIONI
Visto il
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di Modena
(MO)