Un’operazione intellettuale per riportare alla presenza viva la meravigliosa figura di Antonio Neiwiller a quindici anni dalla scomparsa è iniziativa che non offre spazio al dissenso; talmente intensa fu la ricerca poetica (ed esistenziale) di quell’uomo dalla straordinaria sensibilità estetica quanto rapido e ingrato l’oblio dell’establishment culturale − se si eccettuano pochi (e raffinati) artisti che hanno in qualche modo provveduto a tramandarne la testimonianza ¬− sicché ogni contributo incarnato nel teatro vivente non può che suscitare gratitudine. Si tratta però, nella quasi totalità dei casi, di lavori in forma di meditazione o di studio che rievocano la lezione di Neiwiller nella tensione mediata di una nuova scrittura d’autore, una rilettura in soggettiva di una poetica multiforme e, per certi aspetti, inafferrabile.
Anche questa Sequenza di Domenico Sabino s’inquadra in buona misura tra i lavori di riflessione sull’opera di Neiwiller; testo polimorfo che procede per “aforismi scenici”, a cui va riconosciuta l’intenzione di evitare ogni liturgia memoriale per tentare piuttosto di far rivivere nella misura del presente certe intuizioni del geniale teatrante napoletano. Patrizia Monti è impegnata nel non facile compito di esecuzione della partitura scenica; esecuzione che forse risulterebbe più incisiva con un più coraggioso lavoro di sottrazione vocale e gestuale, che aprirebbe a proficui momenti d’infedeltà al testo scritto, in una prospettiva più coerente alla poetica neiwilleriana.
Galleria Toledo - Napoli, 16 marzo 2008
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(NA)