Una folla gremita e calorosa ha accolto stasera la prima di "Serata d'onore - passeggiando nella mia vita tra teatro e cinema" in cui Michele Placido ripercorre i suoi quarant'anni di carriera.
Decide di inaugurarla con Pirandello e - accompagnato dal fratello scrittore Donato - rispolvera un suo vecchio cavallo di battaglia come "L'uomo dal fiore in bocca" arricchendola di una melanconia asciutta, quasi cinematografica. Dalla tragicità dell'atto unico si passa a un clima familiare, che Placido stesso decide di adottare per la serata: si sbilancia in aneddoti personali, scherza col fratello e invita la figlia Violante a cantare "Suzanne" (presente nella colonna sonora dell'ultimo film del padre "Il grande sogno"), "Amore che vieni, amore che vai".
"2 ore in casa Placido" sarebbe potuto essere il sottotitolo voyeur della serata. Due ore in cui nel calderone compaiono anche vibranti interpretazioni di poesie di Leopardi e D'Annunzio, accompagnate in modo struggente e impeccabile dal chitarrista Tom Sinatra.
Affiorano, nel bel mezzo della serata, le parole "per poter vivere, ho vissuto", parole quanto mai emblematiche per un recital di questo tipo, in cui vita e arte si fondono in un tutt'uno... ma a pronunciarle non è il mattatore Placido, bensì Albano, che sorprende tutti dalla platea e salendo sul palco raggiunge l'amico attore e azzarda la lettura di una poesia, per poi cimentarsi nelle sue hit canore.
Infine c'è spazio anche per un omaggio di Tom Sinatra a Nino Rota e una umanissima e "costiana" lettura di Placido del Canto V dell'Inferno con tanto di virtuosismo finale di un Sinatra sbizzarrito che fa scattare naturalmente gli applausi finali di un pubblico quasi da standing ovation, cosciente di aver assistito a una ricca carrellata della nostra storia, quindi anche della sua storia, ovvero quella dell'uomo Michele Placido.
A CURA DI CARLO ZANOTTI
Visto il
25-03-2010
al
Ghione
di Roma
(RM)