“Serpe in seno” – scritta dal compianto Cesare Belsito (prematuramente scomparso tre anni fa all’età di 46 anni), e con la regia di Nadia Baldi – è una rappresentazione figlia della commedia napoletana, della scuola di teatro dei De Filippo.
I protagonisti sono Franca Abategiovanni e Gianni Cannavacciuolo; lei ci ricorda Titina De Filippo, lui il fratello Peppino. C’è, nel loro teatro, la verve partenopea, la battuta fulminante.
Un teatro essenziale con la scena arredata solo da alcune sedie (che, con una tovaglia tirata diventano addirittura una tavola imbandita) e lampade che calano dall’altro. Nessun altro tipo di oggetto.
Il tema trattato è stato affrontato più volte in scena: quello dei parenti (e amici) serpenti che per denaro sono pronti a calpestare affetti e valori. L’argomento ora viene riproposto in una dimensione che arriva fino al grottesco. I personaggi – a volte bloccati in fermo immagine – arrivano fino al paradosso; sono maschere grottesche, stereotipi della realtà.
Una vincita al lotto del protagonista (Cannavacciuolo) ma sulla base dei numeri sognati dalla sorella (Abategiovanni) diventa l’elemento destabilizzante, che mette in crisi il rapporto del protagonista con la sorella e gli amici ( Davide Paciolla l’amico di lui, Fabio Maffei o Giulio Cancelli il fidanzato di lei).
L’ambientazione fantastica, ironica, comica, la mimica e le movenze accentuate, portano in scena personaggi che esagerano (esasperano) i tratti caratteriali. Facendo ridere e divertire anche per l’eccesso. Ma a volte è un riso amaro.