Nel panorama generale, afflitto dalla situazione stagnante, la nascita di nuovi progetti legati alla musica viene sempre salutata con grande interesse e profondo senso di soddisfazione. È quanto accaduto in quel di Milano dove tre giovani, il direttore musicale Christian Frattima, il direttore artistico Valentino Klose e il direttore generale Alberto Luchetti, hanno dato vita alla Société d’Opéra Coin du Roi. Il nome francese, legato ad una querelle sorta in Francia nel XVIII secolo, incentra l’attenzione su un periodo storico ricco di fermenti musicali. Il nutrito repertorio preromantico offre la possibilità di spaziare in lungo e in largo attraverso il continente europeo, allora invaso di autori. L’iniziativa aspira tanto a valorizzare lavori spesso trascurati nel nostro paese, quanto a utilizzare teatri sociali e di corte nei quali la presenza musicale si è rarefatta nel tempo. Attraverso il crowdfunding, la società privata raccoglie attorno a sé una serie di sostenitori che rinverdiscono la pratica del mecenatismo culturale.
L’inaugurazione ufficiale della prima stagione tocca a Serse di Georg Friedrich Händel che sarà seguito da Il re pastore di Wolfgang Amadeus Mozart e dal dittico La serva padrona e Livietta e Tracollo di Giovanni Battista Pergolesi. Tutte le produzioni nascono a Milano, nel Teatro Litta, piccola e accogliente sala di corte, ideale per rappresentare opere del secolo dei lumi. Il dramma per musica, inscenato al Teatro Goldoni di Venezia, già Teatro Vendramin di San Salvatore, debuttò a Londra al King’s Theatre il 15 aprile 1738. Il compositore tedesco si rifece sovente a libretti approntati per i suoi colleghi: in quest’occasione risalì alla metà del Seicento con Il Xerse scritto da Nicolò Minato e musicato da Francesco Cavalli, poi ripreso da Giovanni Bononcini, con il testo rivisto da Silvio Stampiglia, nel 1694. La caratteristica particolare dell’opera non è la datazione, bensì l’attenzione rivolta agli stilemi compositivi del secolo precedente. La versificazione è ancora quella di Minato, ritoccata solo marginalmente da Stampiglia, mentre la suddivisione scenica segue la seconda versione che offre ad Händel anche l’ispirazione musicale, mediata da Bononcini. Un ritorno al passato come segno di rinnovamento: l’autore si confronta con il pubblico inglese che comincia a perdere interesse per l’opera italiana e, soprattutto, per la presenza dei castrati. Il Serse prelude l’interesse, rilevantissimo negli oratori successivi, per l’intreccio e lo sviluppo drammaturgico dell’azione.
La realizzazione di Valentino Klose, affiancato per le scene e i costumi da Alessandra Boffelli Serbolisca, trae spunto dalla celebrazione megalomane dei duemilacinquecento anni dell’impero persiano. Siamo a Persepoli, nel 1971, nelle giornate solenni guidate dallo Scià Mohammad Reza Pahlavi: le delegazioni, provenienti da tutto il mondo, affollano il sito tributando un omaggio alla storia e alle conquiste dell’Iran. L’intenzione di commemorare i fasti, misti al senso di decadenza imminente, caratterizza l’intero spettacolo: lungo i tre atti dell’opera si passa da un interno in allestimento, all’esterno tra le rovine di Persepoli, per culminare con i festeggiamenti serali. Gli scarni elementi d’arredo lasciano abbastanza libero lo spazio scenico, dove agiscono i solisti. Tra questi ultimi si segnalano l’interessante e disinvolto Claudio Ottino, Elviro, e Viktorija Bakan, Romilda. Omogenei per resa musicale gli altri: Vilija Milkštaitė, Serse, Jud Perry, Arsamene, Alessandra Visentin, Amastre, Arianna Stornello, Atalanta, e Stefano Cianci, Ariodate. Non si ascoltano gli interventi corali dell’Art Cantica Choir, espunti nel passaggio da Milano a Venezia. L’Orchestra Coin du Roi è guidata con mano sicura da Christian Frattima che esegue l’opera nella sua integralità (passi corali a parte), ripristinando tanto il diapason barocco a 415 Hz, quanto l’utilizzo di strumenti filologici.
Nonostante la scarsa affluenza di pubblico, probabilmente per la data scelta e il clima estivo, l’operazione è andata a buon fine, inaugurando la prima stagione di questa nuova realtà.