Robin Maugham, nipote del più celebre scrittore William Somerset Maugham, pubblicava nel 1948 "The Servant", un lungo racconto destinato a sollevare un certo scandalo. In esso viene genialmente trattato il tema del predominio psicologico di un uomo sopra un'altro, nel particolare contesto di un imprevedibile rovesciamento di rapporto di potere tra padrone e servo. Tony è un ricco ma inetto rampollo della nobiltà londinese, fidanzato con la bella Sally, che per la sua nuova casa assume al suo servizio Barrett, il tipico maggiordomo inglese efficiente e compassato, umilmente servizievole. Ma è solo un'apparenza: poco a poco, in maniera subdola, Barrett riesce a soggiogare la volontà del padrone ribaltando il consueto rapporto tra dominante e dominato, tra vincente e perdente. Con una geniale indagine psicologica Robin Maugham, pagina dopo pagina, prospetta con acutezza il rovesciamento delle parti tra servo e padrone, e il morboso rapporto omo/etero sessuale che li vede coinvolti. Introdotta in casa la propria amante facendola passare per una nipote, Barret innesca infatti un degradante rapporto sessuale a tre, nel quale la morbosa fame di sesso e un distruttivo alcolismo trovano pari spazio, descrivendo il vortice d'una inarrestabile e rovinosa discesa agli inferi. Nel 1966 Joseph Losey si ispirò a quel racconto per un intrigante film con Dirk Bogarde e James Fox, che resta un mirabile esempio di cinema d'autore. Nella successiva versione teatrale di Harold Pinter (già collaboratore, in veste di sceneggiatore, della pellicola), "The Servant" è divenuto poi uno dei testi più frequentati dalle compagnie di prosa. Qualche anno fa anche Marco Tutino riprese il racconto di Maugham, dovendo scrivere un atto unico teatrale su richiesta dello Sferisterio Opera Festival di Macerata. Stese da sé un agile libretto e ottenne con le sue musiche un agile ed intensissimo lavoro lirico della durata di un’ora e mezza, che prevede solo quattro voci soliste ed uno snello organico orchestrale (quintetto d'archi, piano e percussioni). Mediante un accorto taglio librettistico, un uso del recitativo/cantato dai tratti nevrotici, e sfruttando al massimo gli effetti ottenibili da uno strumentale così ridotto all’osso (e qui il pensiero non può non andare alle geniali creazioni teatrali 'cameristiche' di Britten), Tutino offre con "The Servant" un'ennesima conferma della sua positiva inclinazione verso le opere sceniche: con un’ efficacia musicale ed una stringatezza verbale lodevoli, è riuscito infatti a tratteggiare con molta abilità l’ambiguo rapporto tra l’aristocratico e debole Tony e il viscido, ipocrita Barrett, e la loro comune discesa all'inferno. Nel riferire della prima maceratese auspicavo una più larga diffusione: augurio raccolto perché il lavoro è poi andato in scena all'Opera di Pilsen in Boemia e al Teatro dell'Opera di Zseged in Ungheria. Ora è stato recuperato anche dal Lugo Opera Festival, che appunto con esso ha inteso chiudere degnamente la sua consueta rassegna primaverile. Nell'impossibilità di disporre del vigoroso allestimento che il regista Gabriele Lavia aveva messo in piedi tra le volte barocche d'una chiesa sconsacrata, Rosetta Cucchi - direttrice artistica del Festival romagnolo - non si è persa d'animo e ne ha ricreato per il piccolo palcoscenico del Teatro Rossini uno del tutto nuovo: ha chiesto a Tiziano Santi di disegnarne la sua scena unica (un interno freddo e borghese), ed a Claudia Pernigotti di scegliere i costumi, ottenendo dalle sue scelte registiche un risultato complessivamente più che positivo, grazie al perfetto ritmo e all'intensità espressiva degli interpreti. E questo anche se, a mio avviso, la scelta di una lunga scena di sesso (con Tony, Barrett e Mabel impegnati in contorcimenti erotici sul grande letto che presidia ininterrottamente la scena) con in sottofondo un lungo, allucinato passaggio strumentale di Tutino, spinge troppo verso l'esplicitazione inequivocabile di un rapporto morboso che nelle fonti viene più sottilmente suggerito che palesemente mostrato.
Interpreti tutti all'altezza del compito assegnato: Giuseppina Piunti - già presente alla prima maceratese - era perfettamente calata nella parte della borghesissima fidanzata Sally; Camille Dereux interpretava con licenziosa maliziosità i due ruoli di Vera e Mabel; Peter Gage Furlong ed Alexey Bogdanchikov costruivano un serratissimo, affascinante 'pas de deux' padrone/servitore, con sfoggio di rapida vocalità e grande abilità attoriale.
Non dobbiamo dimenticare poi il ruolo fondamentale avuto da Francesco Cifullo, abile concertatore a capo dell'efficiente ensamble strumentale del Teatro Rossini costituito da Viktoria Borissova, Michaela Bilikova, Carmen Condur, Micaela Milone e Claudio Saguatti (archi), John Shea (piano) e Paolo Mureva (percussioni).
Lirica
THE SERVANT
Servo d'amore
Visto il
al
Rossini
di Lugo
(RA)