“Servo per due”, spettacolo andato in scena al Teatro Curci nell’ambito della stagione teatrale promossa dal Comune di Barletta e organizzata dal Teatro Pubblico Pugliese, è l’ultimo capolavoro di Pierfrancesco Favino e Paolo Sassanelli.
Accompagnato dal gruppo di attori “Danny Rose” e dall’ orchestra “Musica da Ripostiglio”, Favino sceglie di portare sulla scena uno spettacolo di Richard Bean, “One man, two guvnors”, tratto da “Il servitore di due padroni” di Carlo Goldoni.
La commedia di Goldoni torna a una trama italiana, ben strutturata e mai casuale, intessuta di riferimenti storici al regime fascista, allegoria di un popolo servo… per due!?
Nella Rimini degli anni Trenta, un inedito Pierfrancesco Favino veste i panni di Pippo, servitore di due padroni.
Allegro, sconclusionato, decisamente sopra le righe, è lui il protagonista indiscusso della vicenda, o meglio, è lui il responsabile di tutti gli equivoci e i malintesi che confondono i personaggi che gli girano intorno.
Pippo, senza lavoro, senza un soldo in tasca e , soprattutto, senza niente da mangiare, è alla ricerca disperata di un lavoro e il lavoro… arriva tutto insieme.
Pippo si ritrova a lavorare per due padroni contemporaneamente: uno è Rocco, un piccolo malvivente del Nord, ora a Rimini per riscuotere una notevole somma per l’affare concluso con il padre della sua fidanzata Clarice; l’altro è Lodovico, anch’egli noto malfattore.
Dando vita a un’esilarante commedia degli equivoci, Pippo fa di tutto per riuscire nell’impresa: tenere a mente gli ordini dei due padroni, non confondere le missive indirizzate all’uno o all’altro, non farsi scoprire e, soprattutto, non farli incontrare.
“Ce la posso fare… se non mi confondo!” dice Pippo, ma il bello è proprio questo, è tutto qui: si confonderà… e pure troppo!
Sfruttando tutte le suggestioni della commedia dell’arte, della farsa, della comicità dei saltimbanchi, Favino costruisce sapientemente un personaggio tipico, un servo sciocco, studiato in ogni dettaglio: nella voce, nella mimica facciale e nei movimenti, impacciati e goffi come quelli di un clown.
Stupisce e fa ridere, sfonda la quarta parete, in una continua interazione con il pubblico fatta di improvvisazione, spontaneità e battute estemporanee.
A completare il tutto, l’allegria e l’energia dell’orchestra “Musica da Ripostiglio”, che irrompe nello spettacolo con una serie di vivaci intermezzi musicali: tormentoni e improvvisazioni che svelano tutta la carica e il talento dei quattro musicisti, che danno lustro e brio all’intera rappresentazione.
Uno spassosissimo Ugo Dighero regala momenti di puro divertimento, cantando, ballando e recitando la parte di un vecchio sordo e strampalato.
Già noto per i suoi successi televisivi, conferma il suo talento e la sua forza scenica.
Degni di nota sono sicuramente i costumi, finemente curati da Alessandro Lai, e le sorprendenti scenografie, costruite da Luigi Ferrigno con precisione, pertinenza e attenzione alla prospettiva e alle illusioni ottiche.