È un fool contemporaneo, che strizza l’occhio al punk quello interpretato da Valter Malosti, che domina la scena nella versione teatrale dei Sonetti di William Shakespeare da lui stesso allestita per il Centro Teatrale Bresciano. Un clown dai tratti inquieti ed inquietanti che, armato di microfono, gioca con la parola, trasformando il verso in suono e, grazie ad un suggestivo accompagnamento musicale, ricrea effetti che rimandano alla memoria alcune storiche declamazioni di Carmelo Bene.
Poesia, musica e danza in una perfetta fusione
Nella bella e moderna traduzione e nell’efficace drammaturgia firmate da Fabrizio Sinisi e dello stesso Malosti, il tema dell’amore tra il poeta ed il suo giovane amico viene declinato in tutte le sue sfaccettature: dall’esaltazione della gioventù e della bellezza, alla gelosia ed al tradimento, per concludersi con il malinconico affievolirsi della passione e della vita.
Poesia, musica e danza contribuiscono alla riuscita di uno spettacolo di grande impatto emotivo. Il clown-poeta infatti non è mai solo. Oltre ad uno Shakespeare alla scrivania che dal fondo del palcoscenico sembra doppiarne ogni parola, sulla scena incontriamo anche il ragazzo ed il suo amante, interpretati da Marcello Spinetta e Maurizio Camilli, che intrecciano una danza di seduzione sulle coreografie di Michela Lucenti. La stessa Lucenti è la magnetica protagonista del ruolo della “dark lady”, ovvero del lato oscuro dell’amore, quello più cupo e funereo, rappresentato dell’anziano poeta, che contrasta con la luminosità della giovinezza. È infatti dal contrasto tra luce ed ombra, tra giovinezza e vecchiaia, tra passione carnale e decadimento del corpo che la poesia nasce e si materializza sulla scena.
Passione, sensualità e malinconia
Se all’inizio il fuoco di fila della declamazione con cui si apre lo spettacolo può lasciare un po’ disorientati, con l’arrivo della lady, protagonista di tre intensi intermezzi musicali su canzoni di Modugno, si assiste ad un cambio di registro. La bellissima sequenza, in cui spiccano il nero dell’abito ed il rosso di una mela, introduce una componente di sensualità che poi sfocerà nella malinconia, quando il fool, dismesso lo sgargiante costume di scena firmato da Domenico Franchi, tornerà in abiti borghesi, come un vecchio teatrante, solo, a ricordare le passioni ormai sopite in un triste presagio di morte. Uno spettacolo breve ma incisivo, le cui voci e immagini rimangono negli occhi e nelle orecchie a lungo, anche dopo essere usciti dal teatro.